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Israele - Palestina: Hamas alza la posta: liberazione di tutti gli ostaggi per un cessate il fuoco di 5 anni

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Guerra mediorientale 


Gaza sotto il fuoco, Hamas offre scambio totale di ostaggi per ritiro israeliano e tregua quinquennale, sembra un paradosso, ma anche una via d'uscita, del resto la guerra è qualcosa di così assurdo che anche le soluzioni possono sembrare tali.
Però è ovvio che ci si aggrappi a tutto purché questa disumane pratiche possano cessare di esistere.

Mentre l'attenzione globale è stata in parte catturata dagli eventi a Roma, con i funerali di Papa Francesco che hanno visto la partecipazione di figure di spicco come Zelensky e un possibile contatto d'intenti con Trump, la situazione nel Medio Oriente rimane drammaticamente instabile. 

Lontano dai riflettori mediatici principali, il conflitto israelo-palestinese continua a mietere vittime, con nuovi sviluppi sul fronte diplomatico che faticano a tradursi in una reale de-escalation.

In un contesto di incessanti combattimenti e raid israeliani sulla Striscia di Gaza, Hamas ha presentato una nuova proposta per sbloccare i negoziati con Israele. 

Un funzionario anonimo del movimento islamista, citato dall'AFP, ha dichiarato la disponibilità del gruppo a liberare tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in cambio di un ritiro completo delle forze di difesa israeliane (Idf) da Gaza e di un cessate il fuoco della durata di cinque anni.

Questa mossa giunge mentre una delegazione di Hamas si trova al Cairo per cruciali colloqui con i mediatori egiziani, nel disperato tentativo di trovare una via d'uscita al sanguinoso conflitto.

Tuttavia, le notizie che filtrano dal tavolo negoziale non sembrano aver avuto un impatto immediato sulla violenza sul campo. 
Secondo quanto riferito dall'emittente qatariota Al Jazeera, citando fonti locali, almeno 40 palestinesi avrebbero perso la vita nelle ultime 24 ore a seguito di nuove operazioni militari israeliane all'interno della Striscia di Gaza.

La proposta di Hamas segna un significativo inasprimento delle condizioni rispetto alla precedente offerta avanzata da Tel Aviv, che prevedeva una tregua di 45 giorni in cambio della liberazione di soli 10 ostaggi.

Il "no" di Hamas a quella proposta era stato motivato dalla ferma volontà del gruppo di ottenere una fine definitiva delle ostilità e il ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza, respingendo categoricamente "accordi parziali" con il governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu.

La reazione ufficiale di Israele alla nuova offerta di Hamas è ancora attesa, ma le distanze tra le posizioni appaiono considerevoli. 

La richiesta di un ritiro completo e di un cessate il fuoco quinquennale rappresenta una sfida complessa per il governo israeliano, che ha dichiarato di voler proseguire le operazioni militari fino alla completa eliminazione di Hamas e alla liberazione di tutti gli ostaggi.

Parallelamente agli intensi sforzi diplomatici sul fronte israelo-palestinese, un altro scenario di alta tensione si sta sviluppando nella regione. 

In Oman si è aperto il terzo round di negoziati indiretti tra Teheran e Washington riguardo al controverso programma nucleare iraniano. 

Al momento, i dettagli di questi delicati colloqui rimangono strettamente riservati, alimentando interrogativi sulle possibili evoluzioni future.

Sul fronte yemenita, la situazione rimane altrettanto critica. 
Gli Houthi hanno rivendicato per il secondo giorno consecutivo il lancio di un missile balistico contro una base aerea israeliana situata nel deserto del Negev. 
Contestualmente, i media vicini agli Houthi hanno riportato di presunti attacchi notturni sulla capitale yemenita Sanaa, attribuiti agli Stati Uniti, che avrebbero causato la tragica morte di due persone e il ferimento di diverse altre.

Il quadro regionale si conferma dunque estremamente volatile e complesso, con molteplici fronti di tensione attivi e sforzi diplomatici che, nonostante l'urgenza della situazione, faticano a produrre risultati tangibili. La nuova proposta di Hamas rappresenta un tentativo di rompere una situazione di stallo sempre più preoccupante, ma la sua accoglienza da parte di Israele e le conseguenti implicazioni sul futuro del conflitto nella Striscia di Gaza rimangono, al momento, avvolte nell'incertezza. Il mondo osserva con apprensione, consapevole della profonda complessità di una regione segnata da decenni di conflitti e divisioni.

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