Se ne va il più grande bomber della Nazionale
Arriva improvvisa la dipartita di Gigi Riva, detto Rombo di Tuono
Nato a Leggiuno in provincia di Varese il 7 novembre 1944, l'attaccante si mette in evidenza in Serie C nel Legnano nella stagione 1962-’63.
Viene acquistato dal Cagliari nell’estate del 1963, amore a prima vista che non tramonterà mai.
Vestirà, infatti, la maglia rossoblù per tutta la carriera, fino al 1977, inanellando 315 partite corredate da 164 gol,
protagonista di imprese al limite dell'immaginazione.
Infatti è protagonista dello storico scudetto del club sardo nel 1970.
Tecnicamente molto valido, univa la sua classe alla potenza, denotando sempre una grossa dose di coraggio.
Guardandolo giocare fu il mitico Gianni Brera a coniare il nomignolo "Rombo di tuono" e non solo per la potenza del suo sinistro.
Tutti i grandi club del Nord, lo cercarono insistentemente, Juventus, Milan, ecc...
Ma Riva ribadì sempre il suo amore per la Sardegna rifiutando ogni proposta di trasferimento.
"Beh volevo qualcosa che fosse migliore"
(Foo Fighters)
Si laureò capocannoniere della Serie A in tre occasioni: 1967, 1969 e 1970.
Oggi queste cifre, così descritte potrebbero sembrare solamente statistiche, non siamo l'ISTAT, ma era doveroso ricordare i suoi numeri.
Dal 2019 era presidente onorario del Cagliari, aveva compiuto 79 anni lo scorso 7 novembre.
Perdiamo un mito, una leggenda, ma a detta di tutti quello che lo hanno conosciuto,un grande uomo.
Era ricoverato nel reparto di Cardiologia del Brotzu di Cagliari per un infarto accusato domenica.
La notizia arriva improvvisa ed inaspettata anche perché si diceva che le sue condizioni non fossero così preoccupanti.
Poi è arrivato un nuovo malore e questo è stato fatale.
"Rombo di tuono", però non era solo il mito di una città, di un'isola della quale aveva fatto la sua reggia, anche se in maniera composta, quasi schiva.
Persona riservata da sempre, viveva in un appartamento nel centro di Cagliari e negli ultimi anni aveva limitato anche le sue consuete passeggiate nelle vie del centro.
Però Gigi Riva è considerato, ancora oggi, l'attaccante azzurro più forte del dopo guerra.
E' ancora lui, infatti, il detentore del record di gol segnati in nazionale: 35 in 42 presenze, con una media incredibile di 0,83 gol a partita.
Con la maglia dell'Italia si è laureato campione d’Europa nel 1968, primo titolo continentale per la nostra nazionale bissato recentemente dalla Nazionale di Roberto Mancini.
Per tanto tempo è stato capodelegazione della nazionale, accompagnando con la sua esperienza e competenza tanti azzurri che si sono cimentati con mondiali ed europei.
Il ruolo che oggi è di un altro Gigi, quel Buffon che invece faceva il portiere ed i gol cercava di non farli fare.
Per trovare un altro grande attaccante nel ruolo di capodelegazione azzurra, non bisogna andare indietro, basta ricordare Gianluca Vialli che a tanti ha ricordato proprio Gigi Riva quando dispensava consigli alla squadra del suo amico Mancini che ha vinto l'ultimo europeo.
Anche in questo caso però parliamo di eroi dello sport che sono stati strappati all'esistenza terrena.
È strano percepire il fatto che questi nostri beniamini che consideriamo quasi supereroi, siano degli esseri umani e che come tali vanno incontro come tutti ad un destino che non ci aggrada.
È anche vero che per considerarli eroi questi probabilmente devono avere delle doti fuori dal comune e non mi riferisco a quelle tecniche e fisiche tipiche dello sport, altrimenti tutti i bravi calciatori sarebbero miti.
Invece non è sempre così.
Gigi Riva era e resterà mito.
Anche chi non l'ha visto mai giocare sa chi è e soprattutto rimane affascinato da cosa si racconta di lui a 360°, nonostante la sua riservatezza, nonostante la sua propensione alla solitudine.
Un uomo che non aveva mai paura che non parlava molto, ma che esponeva le sue ragioni quando era necessario, con la voglia di apprendere il più possibile e regalare la propria esperienza, prima di tutto di vita e poi sportiva.
"Devi ricordate, non c'è bisogno di avere paura | Hai ancora la libertà di imparare, e dire quello che vuoi dire".
(Toto)
Insomma un campione nella vita.
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