Il sindaco Colonna e l’assessore a Scuola e servizi educativi Vergatti hanno inviato una lettera aperta a dirigenti scolastici e docenti in merito alla possibilità di istituire dal prossimo a.s. 2024/2025 almeno una classe di scuola primaria con il regime a tempo pieno: “Sicuri di trovare con le istituzioni scolastiche sempre la possibilità di un confronto aperto e piena collaborazione”
La questione del tempo pieno a scuola viene, da sempre vista secondo punti di vista differenti ed ognuno ha i suoi vantaggi nel ritenere giuste le proprie considerazioni, anche se per altri possono essere giuste quelle che prevedono l'esatto contrario.
Oggi, vista la decisione dell'Amministrazione Comunale di rivolgersi ai dirigenti scolastici, la vediamo dal punto di vista dell'aiuto alle famiglie.
E quindi notiamo come l'applicazione di questa formula possa permettere ai genitori di potersi dedicare al lavoro.
Praticamente facendo lo stesso discorso degli asili nido e, finendo a parlare di ruolo della donna ed a tutti i riferimenti che stereotipati che vanno dall'8 Marzo, ai diritti civili, fino al riferimento alla Giornata contro la violenza sulle donne.
Io, invece, non la finirei sempre in questa maniera e soprattutto, proprio per rafforzare il concetto della volontà di scegliere la formula scolastica prolungata, allargherei il concetto a 360°.
Di differenziazioni ce ne sono un'infinità, ma non siamo mosche bianche.
Anche il Galles, per esempio, differisce, in alcuni campi da quello che accade nelle scuole delle altre nazioni del Regno Unito.
Come si diceva qualche anno fa
Il tempo pieno a scuola è prima di tutto una misura che arricchisce i programmi di formazione e istruzione.
È una misura di welfare sociale ed è una misura importante per gli insegnanti, perché si sbloccano 2.000 nuovi posti di lavoro nella scuola e di questi circa il 30% sarà in mobilità.
Ovvero quella parte di insegnanti che per colpa della Buona Scuola sono stati quasi "deportati" nord con un algoritmo che non abbiamo mai capito, e che adesso, per esempio, potranno tornare verso il sud.
In realtà questo non accade proprio perchè nè a Nord e nè a Sud la formula è applicata in maniera massiccia, quindi nelle regioni meridionali, cattedre non ce ne sono e tutto rimane immutato, sia per quanto riguarda i posti di lavoro che i trasferimenti.
Un'infinita emigrazione/immigrazione (dipende da dove abita chi legge)
Allo stato attuale non li fa tornare indietro nemmeno "l'extraterrestre di Finardi"
Comunque, come dicevamo, le Istituzioni molesi hanno battuto su un tasto ben delineato e preciso:
“In un tempo di rassegnazione ed isolamento, noi abbiamo deciso di non smettere di sperare e di unirci, per cercare con voi quel cambiamento che l’intera comunità ci chiede”: così il sindaco di Mola di Bari Giuseppe Colonna, congiuntamente all’assessore comunale a Scuola e servizi educativi, Lea Vergatti, nei giorni scorsi, in una lettera aperta inviata a dirigenti scolastici e docenti in merito alla possibilità di istituire dal prossimo anno scolastico 2024/2025 almeno una classe di scuola primaria con il regime a tempo pieno.
“Sappiamo che la scelta di istituire il tempo pieno spetta a voi - hanno precisato il sindaco Colonna e l’assessore Vergatti - ma vogliamo anche riportarvi quelle che sono state le ragioni e le riflessioni che queste famiglie hanno condiviso con noi.
Parliamo di un gruppo di genitori che affrontano la quotidianità, cercando e sfidando ogni equilibrio possibile e spesso precario, per dare tempo, qualità e contesti relazionali adeguati per ai loro figli e figlie, cercando di conciliare il tutto con le esigenze di vita famigliari, lavorative e relazionali”.
“Siamo in una terra in cui troppo spesso il sistema del Welfare si è fondato esclusivamente sui nostri sforzi, personali ed economici, e, soprattutto, sui nonni - si legge ancora nella lettera aperta - Siamo in un’epoca storica in cui soprattutto il ruolo della donna ha bisogno di un importante impegno comunitario di emancipazione reale, fattuale e pragmatico, non solo verbale.
Bisogna però creare le condizioni affinché ciò sia possibile.
Non possiamo e non è giusto continuare a sentirsi in colpa per l’impegno lavorativo che porta lontano da casa.
La cultura che vede la donna a casa, spesso all’ora di pranzo ed impegnata nella gestione dei figli, può e deve cambiare se il territorio intero e le politiche sociali, educative e pedagogiche ci supportano in questo, creando dei contesti alternativi di qualità che impegnino, tutelino e rinforzino le competenze dei bambini e delle bambine”.
Un passaggio è riservato ai bambini e alla loro crescita: “Ci fidiamo del contesto scuola e siamo sicuri che, con voi, i nostri figli e le nostre figlie potrebbero crescere e migliorare anche più di come e quanto possano fare a casa, lasciati a nonni (che non tutti hanno, così come non ha una rete di supporto famigliare) e baby sitter.
Perché questa sarebbe l’alternativa al tempo pieno.
Oppure, essere costretti a far “migrare” i bambini e le bambine in altri paesi, non solo con notevoli difficoltà organizzative, ma soprattutto “troncando” la possibilità che essi vivano il loro diritto ad avere processi di socializzazione nel loro paese, con i loro vicini di casa, amichetti e amichette”.
“Aspettate nel risponderci e pensateci bene - conclude l’Amministrazione Comunale - richiamando quello spirito civico che ha animato anche i nostri Padri e Madri Costituenti quando hanno scritto come Primo Articolo della nostra meravigliosa Costituzione “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Siamo sicuri di trovare con le istituzioni scolastiche sempre la possibilità di un confronto aperto e piena collaborazione”.
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