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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Gianluca Vialli: Il saluto ad un mito non solo Sportivo..




Gianluca Vialli ci ha lasciati, aveva 58 anni, gli ultimi 5 dei quali a cercare di rispondere quanto più positivamente possibile alla diagnosi di un tumore al pancreas che, purtroppo ce lo ha portato via.


E' facile descriverlo come calciatore, allenatore, commentatore sportivo e dirigente sportivo, ma non si può elencare solo una serie di definizioni per coglierne l'essenza.

Vialli è stato una delle icone del calcio degli anni Ottanta e Novanta in Italia. 
Ha fatto la storia della e con la Sampdoria, soprattutto in coppia con Roberto Mancini, i due furono soprannominati i «gemelli del gol» e tanti anni dopo quel ricongiungimento in Nazionale con il Mancio come ct e lui come capo delegazione ha emozionato tutti ed è stato l'emblema di una splendida vittoria all'Europeo.

"IO E ROBERTO SIAMO DIVENTATI AMICI PRATICAMENTE SUBITO DOPO ESSERE ARRIVATI ALLA SAMPDORIA, CONDIVIDEVAMO LA STESSA FILOSOFIA DI VITA, AVEVAMO LA STESSA ETÀ, GLI STESSI SOGNI. GIÀ QUESTE COSE TI AVVICINANO. ROBERTO ERA UN GIOCATORE DI CLASSE, ERAVAMO INTERCAMBIABALI, IN QUASI TUTTI I MIEI GOL SI VEDE CHE LA PALLA PASSA DAI PIEDI DI ROBERTO E IN TANTISSIMI GOL SUOI LA PALLA PASSA DA ME E POI ARRIVA A ROBERTO. UNA VOLTA A GENOVA LITIGAMMO E PER SFOTTERMI INIZIÒ A CHIAMARMI PER COGNOME ‘A VIALLI...’ E ALLORA GLI DISSI ‘SE NON CHIUDI QUELLA BOCCA, TI DO UN CAZZOTTO IN FACCIA E LUI – GIUSTAMENTE SI ARRABBIÒ MOLTISSIMO E NON MI PARLÒ PER UN PO’ DI GIORNI ANCHE IN NAZIONALE". 

Il 14 dicembre, annunciando di aver bisogno di dover utilizzare tutte le energie psico-fisiche per affrontare la malattia, aveva lasciato, aveva detto, momentaneamente l'incarico che, purtroppo, col senno di poi, non ricoprirà mai più.

Ok.... questo lo potreste leggere su tutti i giornali, su tutti i mass media.....
vorrei scrivere qualcosa di speciale, ma è difficile tradurre in forma scritta lo stato d'animo che vivo.

Immaginate un bambino quando scopre all'ultima puntata che Goldrake lascia la Terra o che l'uomo Tigre muore. 
Esponenzialmente pensate che quello che parla non è più un bambino e che si parla di un eroe sportivo, certo, ma di una persona vera, reale che già era andato oltre lo status di calciatore durante la propria carriera e che era entrato nel cuore di tutti con la sua gentilezza, il suo sorriso, la sua vita ed il suo esempio. 

E' dalla notizia della dipartita che voglio scrivere qualcosa in questo mio spazio, ma non trovo le parole.
Diventa difficile perchè Gianluca per me non era solo uno dei supereroi della mia adolescenza, quell'icona, quel mito al quale ti ispiri, uno di quelli che sogni di voler essere, di voler conoscere.
Quello del quale gioisci dei suoi successi e delle sue affermazioni e soffri delle sue sconfitte, a prescindere dalla maglia che indossa. 

Allora cominciamo a raccontare qualcosa della sua storia, quel riassunto che si scrive in questi casi, quasi come se si fosse l'Istat e vediamo se ne viene fuori qualcosa di più personale mentre si rivive il tutto.

Possiamo dire che la carriera da professionista di Gianluca inizia quando aveva 16 anni e cioè quando viene acquistato dalla Cremonese, mette a segno 23 gol in 103 partite.
Nel 1984 il suo esordio nella massima serie, ma non con i grigiorossi, bensì con la Sampdoria che nel frattempo l'aveva acquistato.
Ambidestro, veloce, forte fisicamente e dotato di buona tecnica, poco più che ventenne il talento di Cremona comincia a giocare in attacco in coppia con Mancini, sodalizio che durerà nel tempo e base attorno alla quale viene costruita una squadra che diventerà in quegli anni fortissima. 
Alla fine della prima stagione la squadra genovese vince la prima Coppa Italia della sua storia con un gol di Vialli nella finale di ritorno.

"A VOLTE PENSO DI AVER VISSUTO QUALCOSA DI UNICO, DI STRAORDINARIO IN QUESTO AMBIENTE, SONO STATO FORTUNATO A GIOCARE PER LA SAMPDORIA. TUTTE LE MAGLIE DI CALCIO HANNO COLORI CHE SE TI SPOSTI IN UN ALTRO PAESE AL MONDO, LE RITROVI SOTTO ALTRE TONALITÀ, O SOTTO ALTRE SFUMATURE. IL BLUCERCHIATO INVECE È PROPRIO SOLO LÌ, E SOLO QUELLO". 

Non è un caso che io tifoso juventino da sempre mi sia innamorato della Samp, di Vialli, Mancini, Lombardo, Vierchowod, ecc.... 
come tanti, direte voi....
No ... io di più!
Quella non era una squadra come le altre e trasmetteva valori diversi. 
E non è un caso che nonostante avessi nella squadra che tifavo miti e leggende in quantità industriali mi sia imbarcato, magari da clandestino, nel viaggio di Vialli e Mancini che ho sempre considerato anche il mio vista l'ammirazione sconfinata per questi ragazzi. 

"VIVEVAMO TRA QUINTO E NERVI, E GLI ALLENAMENTI ERANO A BOGLIASCO: CI MUOVEVAMO ANCHE CON I MEZZI PUBBLICI, O IL TRENO. IL RISTORANTE A TRE MINUTI DA CASA, IL CAMPO A CINQUE, ERA TUTTO VICINO, E A QUEI TEMPI IL NOSTRO GRUPPO NON PENSAVA AL SUCCESSO O ALLA FAMA, ERAVAMO IO, ROBERTO, PAGLIUCA, MANNINI, LOMBARDO, E TUTTI GLI ALTRI, TUTTI FRATELLI, CON LE NOSTRE PAURE E LE NOSTRE SICUREZZE, CHE GLI ALTRI COMPENSAVANO". 

Con la frase «Nelle grandi squadre, sei soprattutto un numero in funzione dei risultati. E a me, in questo momento, interessa essere soprattutto una persona», il centravanti blucerchiato rifiuta le proposte contrattuali di club di prestigio come Juventus e Milan e con Vujadin Boskov in panchina ed il suo assistman preferito al fianco in attacco, diventa uno dei centravanti più prolifici e completi della Serie A. 
In otto campionati con la maglia blucerchiata gioca 213 partite e segna 85 gol, vince la Coppa delle Coppe del 1990, lo storico scudetto nel 1991, primo e unico della Sampdoria, tre Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. 
Addirittura la Samp disputa una finale di Coppa dei Campioni, ma perde immeritatamente. 

"FINALE DI CHAMPIONS A WEMBLEY CONTRO IL BARCELLONA, GOL DI KOEMAN A POCHISSIMO DALLA FINE… SAPEVO CHE SAREBBE STATA LA MIA ULTIMA PARTITA IN BLUCERCHIATO E QUINDI SENTIVO MOLTO QUELLA GARA. ANCHE ROBERTO (MANCINI) ERA MOLTO DELUSO E NELLO SPOGLIATOIO, QUANDO TUTTI ANDARONO VIA, ABBIAMO COMINCIATO A PIANGERE PER IL DISPIACERE. BOSKOV CI DISSE: ‘UOMINI NON PIANGONO, QUANDO PERDONO PARTITA'. MA IO NON MI SONO MAI VERGOGNATO DI AVERLO FATTO". 

Nel 1986 c'è l'esordio in Nazionale.
Semifinale contro l’Urss a Euro ’88, Terzo posto ai Campionati del Mondo di Italia 90. 
Con lui sempre l’amico Mancini, dal quale si separa sportivamente parlando nel 1992, quando Vialli cede alle avances della Juventus. 

È un'altra dimensione.... 

"AL BARCELLONA PREDILIGONO L'ESTETICA, LA BELLEZZA O ANCHE SOLO IL DIVERTIMENTO, MENTRE LA JUVENTUS È MERAVI­GLIOSAMENTE PRATICA. CONFESSO CHE NEI MIEI ANNI IN BIANCONE­RO NON È MAI ENTRATO UN DIRI­GENTE A DIRCI: "MI RACCOMANDO, OGGI GIOCHIAMO BENE". PIÙ E PIÙ VOLTE, LA FRASE ERA: "MI RAC­COMANDO, OGGI VINCIAMO".

Gianluca, però interpreta la nuova avventura nel migliore dei modi, percependo la nuova realtà e comportandosi di conseguenza. 

"GIOCARE PER LA JUVENTUS È UN ONORE, E UN ONERE. SENTI IL PESO DELLA MAGLIA, IL DOVERE DI RICONSEGNARLA PIEGANDOLA PER BENE E RIPONENDOLA UN PO' PIÙ IN ALTO DI DOVE L'AVEVI PRESA".

Il Gianluca bianconero diventa capitano e vince lo scudetto nel 1995, la Coppa dei Campioni l’anno successivo che resta l’ultima conquistata dalla Juventus, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. 

Se negli anni della Samp era stato definito da Gianni Brera "StradiVialli"
Alla Juve la definizione artistica arriva dall'Avvocato Gianni Agnelli:
«È il Michelangelo della Cappella Sistina. Lo scultore che sa trasformarsi in pittore».

Nel 1996 si trasferisce a Londra al Chelsea. 
Dopo due stagioni anche in doppia veste di allenatore-giocatore. 
Conquista cinque trofei in quattro anni. 
Anche una stagione al Watford, senza successi e con la decisione di non continuare la carriera da allenatore.

Vialli diventa, così, per anni una risorsa fondamentale per la Federazione italiana, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza e, purtroppo, anche sfidando la malattia diagnosticatagli nel 2017. 

Nel 2019, insieme a Francesco Totti, viene nominato ambasciatore italiano per il campionato d’Europa 2020.
Qualche mese dopo ritorna ufficialmente in Nazionale con l’incarico di capo-delegazione degli azzurri allenati dall’ex compagno Roberto Mancini.
Ufficialmente dirigente, ufficiosamente consigliere e supporto costante per l’amico fraterno. 

"MI PIACEVA TANTO STARE INSIEME A ROBERTO, ERAVAMO COME IN TRINCEA: IO COPRIVO LE SPALLE A LUI, E LUI A ME. CI SENTIVAMO AL SICURO, CONDIVIDEVAMO TUTTO, OGNI PIÙ PICCOLO SEGRETO. ANCORA OGGI CUSTODISCO QUEI PEZZETTI DI STORIA CON GRANDE GELOSIA. DORMIRE UNO DI FIANCO ALL’ALTRO PER QUASI DIECI ANNI, E NEGLI ANNI PIÙ BELLI DELLA TUA VITA, CREA QUALCOSA DI INDISSOLUBILE. E’ STATO POI LUI A VOLER ANDARE IN UNA STANZA DA SOLO…DICEVA CHE RUSSAVO LA NOTTE…BAH, MI SA CHE NON ERA VERO!". 

La vittoria dell'Europeo è un risultato che i giocatori e il ct hanno dichiarato di aver raggiunto anche grazie a Vialli, figura fondamentale nello spogliatoio ed esempio di vita per tutti. 

" IO CREDO CHE LA VITA (E NON L’HO DETTO IO MA LO CONDIVIDO) È PER IL 20% DA QUELLO CHE TI SUCCEDE, MA PER L’80% DAL MODO IN CUI TU REAGISCI A QUELLO CHE TI SUCCEDE". 

La filosofia di vita di una persona può essere la sua stessa essenza e quello che ne rimane

"L’IMPORTANTE NON È VINCERE;
 È PENSARE IN Modo VINCENTE". 

Il modo di perseguire i propri scopi deve barcamenarsi in svariate difficoltà a prescindere dal campo in cui operi o nelle vicende strettamente personali

"UNA FRECCIA PUÒ ESSERE SCAGLIATA SOLTANTO DOPO ESSERE STATA TIRATA INDIETRO. QUANDO TI TRASCINANO INDIETRO, LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA STANNO PER LANCIARSI VERSO QUALCOSA DI GRANDE. QUINDI RESTA CONCENTRATO E CONTINUA A PRENDERE LA Mira". 

Imparare qualcosa da quello che i più considerano "solo" un eroe sportivo?
Beh! Perché no?
Poi dipende... Si deve anche essere fortunati a vivere contemporaneamente a persone speciali dai quali poter attingere, anche senza rendersene conto.
Solo facendo il tifo, solo seguendo quella connessione spontanea che scaturisce senza starsi a fare tante pippe mentali. 

"AI COLPI DELLA VITA I PERDENTI RISPONDONO PERCHÉ PROPRIO IO? I VINCENTI RISPONDONO: METTIMI ALLA PROVA".

Veniamo alle note dolenti, quelle che hanno portato allo sconforto di questi giorni. 
La battaglia contro il tumore al pancreas per Gianluca Vialli è durata cinque lunghi anni.
Pochi, molti? 
Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni. 

«Di questa brutta cosa avrei fatto volentieri a meno
Ma non è stato possibile. 
E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio, da cui imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano».

Poi ha pensato che l'esempio fosse la strada migliore. 
Ripeteva spesso che sarebbe stato orgoglioso se qualcuno avesse detto di avercela fatta o, comunque, di aver affrontato una situazione simile trovando la forza proprio nel suo modo di affrontare la vita. 

Quello che c'è da dire è che dalla diagnosi del 2017 non ha mai esitato a condividere con i tifosi la lotta quotidiana con la malattia, confidando spesso anche le paure più profonde.
Sapendo che le sue parole sarebbero potute essere di conforto per chi si trovava nella sua stessa situazione e, contemporaneamente, per dare forza a questi ultimi:

 «Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. 
Certo ho paura di morire. 
Però mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita».

Parole che possiamo apprezzare con il senno di poi, ma che difficilmente diremmo.... 
Almeno credo... Nel momento di difficoltà se dovessimo essere consapevoli di ritrovarci in una situazione del genere. 

In tante cose ho sognato di riconoscermi in un uomo del genere. 

Quando mi sono diplomato lo stesso anno conseguendo lo stesso punteggio come valutazione finale... Era una fesseria, ma con una battuta inconsciamente amavo avere qualcosa in comune. 

L'anno scorso quando sfidando apertamente la malattia non solo a parole aveva accompagnato da capo delegazione la Nazionale di Mancini agli Europei aveva dichiarato:

«Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante». 

Però non aveva mai avuto la faccia tosta di sfidare apertamente il male, quasi facendosi gioco di lui attaccandolo apertamente, anzi c'era quella consapevolezza di una lotta impari che però andava fatta fino all'ultimo
Una sfida che Vialli è sempre stato consapevole di poter non vincere:
 «Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai», aveva detto, 
«sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare».

Paradossalmente il trovare qualcosa di positivo in una tale tragedia fa impallidire pure me che mi definisco ottimista. 

"NON È VERO CHE IL CANCRO È IL GRANDE NEMICO DA SCONFIGGERE. NON È UNA LOTTA PER UCCIDERE LUI, MA È UNA SFIDA PER CAMBIARE SE STESSI..."

Non so se riuscirei a pronunciare le stesse parole o, ripeto, a vivere una situazione del genere con la stessa serenità d'animo.
Ed è chiaro che tutto ciò fa di Gianluca una persona ancora più grande.

"LA MALATTIA NON È ESCLUSIVAMENTE SOFFERENZA. CI SONO DEI MOMENTI BELLISSIMI. LA MALATTIA TI PUÒ INSEGNARE MOLTO DI COME SEI FATTO, TI PUÒ SPINGERE ANCHE PIÙ IN LA RISPETTO AL MODO ANCHE SUPERFICIALE IN CUI VIVIAMO LA NOSTRA VITA. LA CONSIDERO ANCHE UN’OPPORTUNITÀ. NON TI DICO CHE ARRIVO FINO AD ESSERE GRATO NEI CONFRONTI DEL CANCRO, PERÒ NON LA CONSIDERO UNA BATTAGLIA. L’HO DETTO PIÙ VOLTE. SE MI METTESSI A FARE LA BATTAGLIA COL CANCRO NE USCIREI DISTRUTTO".

Una cosa era certa, il concetto di tempo era cambiato

"CERCO DI NON PERDERE TEMPO, DI DIRE AI MIEI GENITORI CHE GLI VOGLIO BENE. MI SONO RESO CONTO CHE NON VALE PIÙ LA PENA DI PERDERE TEMPO E FARE DELLE STR***E. FAI LE COSE CHE TI PIACCIONO E DI CUI SEI APPASSIONATO PER IL RESTO NON C’È Tempo" .

Ad ogni modo a metà dicembre c'era stato l’annuncio della sua assenza alle successive gare degli azzurri. 
Aveva deciso di lasciare momentaneamente l’incarico da capo delegazione della Nazionale, non accompagnando Mancini e i suoi nei due match di qualificazione all’Europeo 2024 previsti a marzo 2023.
«Al termine di una lunga e difficoltosa trattativa con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri». 

C'era ancora una volta uno scopo:

«L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia». 

Purtroppo se le cose fossero andate nel migliore dei modi, non saremmo qui a scrivere questo triste pensiero, avremmo parlato di coraggio, di forza, ma anche di grande vittoria. 

Non è stato così, forse..... 
Perché Gianluca ha vinto ancora. 
Gli attestati di stima arrivati da ogni parte del mondo hanno certificato il suo status di leggenda senza tempo, donandogli probabilmente quel senso di immortalità nel cuore di tutti. 

Ed io non posso che essere orgoglioso di averlo fatto entrare nel mio cuore tanto tempo fa. 
Lui non sapeva neanche che esistessi, ma non importa.....

Con Vialli se ne va una parte di me....
può sembrare esagerato, si può stentare a crederlo, ma è così....
 
Ovunque ti trovi
"Luca Vialli segna per noi" 
Come hai sempre fatto a 360°
Con una rovesciata all'incrocio dei pali che delimitano la rete dei nostri cuori. 

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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