"Farà Giorno" di Menduni e De Giorgio, Regia Vito Rago, Produzione "Tuttinscena" - 13, 14, 15, 26, 27, 28 e 29 Maggio 2022 - Teatro Van Westerhout - Mola.
Un testo abile e ben scritto che ci offre uno spaccato di storia italiana attraverso tre generazioni.
L'Arte è da vivere a 360°
Non amo catalogare i generi, non lo faccio quasi mai.
Non amo catalogare i generi, non lo faccio quasi mai.
Un nessun campo ....
se mi piacciono i Radiohead perchè non dovrei ascoltare Willie Peyote.
Se son cresciuto con i Police, perchè non avrei dovuto incontrare i Nirvana.
E perchè non dovrei amare la musica classica?
o quella pop ultra commerciale?
Chi stabilisce dove inizia un genere ed inizia l'altro?
Ed anche se i puristi dovessero sostenerlo, l'arte non è crescita, cultura, esperienza, apprendimento e contaminazione?
(Foo Fighers)
Accade, ovviamente anche a teatro.
Sapere che va in scena una nuova produzione di "Tuttinscena" ti da una certa garanzia di qualità, quello si, ma a molti sono tornati in mente i vari musical che hanno riempito i teatri nelle ultime stagioni, con Sold Out a ripetizione.
E invece, no ... questa volta non ci sono cast numerosissimi, musiche e coreografie grandiose.
Allora si tratta di una commedia in vernacolo, altra caratteristiche delle passate produzioni?
No, ancora una volta non è così.
Arte è anche non lasciare niente per strada, percorrere l'intuizione, il percorso anche ignoto, ma che ti può dare soddisfazione anche se non appare, ovvio, scontato, direi .... "caratteristico".
"Quindi, prendi le fotografie | E fissale nella tua mente | Appendile su uno scaffale | In buona salute e buon tempo".
(Green Day)La nuova produzione di "Tuttinscena" è più intimista....
più essenziale?
Si, ma soprattutto direi più centrato sull'essenza delle cose.
Questo non vuol dire che non si possa tornare a ripercorrere le strada già conosciute.
Ogni esperienza diversa è qualcosa in più, non qualcosa che sostituisce.
Questa volta si è voluto vedere il mondo in questa maniera, non è che si deve guardarlo sempre allo stesso modo.
E devo dire che lo vede veramente il mondo, lo spettacolo che sta per andar in scena.
Si tratta, infatti, di un testo abile e ben scritto che ci offre uno spaccato di storia italiana attraverso tre generazioni.
Passato presente e futuro?
No..... tre presenti diversi che si incontrano, ognuno con il proprio percorso.....
con la possibilità di mescolarsi e di crescere.
La prima generazione, quella dei padri, ha la voce di Renato Battiston, interpretato da Maurizio De Vivo, un vecchio ex tipografo che è stato partigiano e ne conserva intatto l’orgoglio anche se nella solitudine in cui vive, malgrado la continua lettura delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, il cui ritratto giganteggia su una parete della sua casa, si interroga continuamente con amarezza sul fallimento di quelli che sono stati i suoi ideali.
La terza generazione è quella di Manuel, interpretato da Raffaele Fracchiolla, un ragazzo violento di borgata, parlata romanesca stretta, neonazista non convinto, che considera la vita sopra le righe che conduce, magari partecipando a un pestaggio di romeni, quasi un risarcimento per il disadattamento che vive nella quotidianità.
I due avranno un incontro ravvicinato e non desiderato quando Manuel, facendo nervosamente retromarcia con la macchina, butta a terra l’ex tipografo, rompendogli una gamba.
Ma eccoli stringere un patto: Battiston non denuncerà Manuel alla polizia e in cambio il ragazzo lo curerà fino alla sua guarigione.
Quello che nasce fra i due, dando uno sbocco all’aggressività indifesa di Manuel e al suo bisogno di affetto, la sua non confessata voglia di conoscere (leggerà I tre moschettieri ma anche il fluviale Guerra e pace di Tolstoj) è un bellissimo, commovente rapporto con il vecchio che gli corregge la pronuncia, che lo sprona a cercarsi una strada nella vita e il ragazzo che si accorge che vale la pena di andare al di là della violenza.
(Lenny Kravitz)
La seconda generazione, quella che dovrebbe essere l’anello di congiunzione fra le altre due, è quella di Aurora, interpretata da Gemma Ingravallo, la figlia di Battiston che ha fatto parte delle Br e che il padre, pensando di salvarla, ha denunciato alla polizia scavando fra sé e lei un abisso che sembra incolmabile.
Da anni la donna vive in Africa come medico volontario senza mai rispondere alle lettere del padre ma ecco, improvvisamente, un telegramma annunciare il suo ritorno a casa.
Tutto le sembra fuori squadra a cominciare dal ritratto di Totti alla parete che ha preso il posto di quello di Gramsci, ma tutto poi avrà il suo senso.
Uno spettacolo intenso e allo stesso tempo ricco di humour, che coinvolge grandi e piccoli, con la regia di Vito Rago produzione “Tuttinscena cultura e Spettacolo”.
Qualcosa che si candida seriamente ad essere da 10....
A proposito di Totti.
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