Variante Statale 16: PRC Mola spiega la sua contrarietà al progetto dell'Anas.
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La variante ha suscitato tante perplessità da più parti.
Avrete già sentito parlare del padel (o pádel in spagnolo). No, non è un nuovo strumento da utilizzare in cucina. E' un gioco che si fa con una racchetta rigida, una pallina simile a quella da tennis in un campo rettangolare chiuso. E' un gioco conosciuto anche grazie alle avventure su twitch di Vieri, Ventola (Ventola, non Vendola!) e Cassano. Si può giocare in due oppure in quattro contemporaneamente, divisi in due squadre. E' divertente. Ormai nelle città sta diventando uno degli sport più praticati e pian piano si sta estendendo un po' ovunque. Tecnicamente potrebbe essere praticato anche in carrozzina, come avviene per il tennis o il basket.
La variante alla Statale 16 in fase di discussione avrà un consumo di suolo pari a 7.400 campi da padel (148 ettari). Significa che sarebbe come vedere contemporaneamente giocare 29.600 persone dove oggi ci sono vigneti ed uliveti. Dove oggi c'è la Terra domani ci sarà cemento ed Esseri umani. Con il loro potenziale consumo di Rifiuti (e necessità di nuovi buchi dove smaltirli). Consumo di Energia. Con la voracità di ambiente di cui gli Esseri umani sono capaci e colpevoli.
Eppure, come è stato già specificato in un Comunicato del circolo Legambiente Mola "I Capodieci, dalla campagna al mare" a dicembre del 2019 (e ripreso da Pietro Santamaria questa estate nel suo intervento durante l'evento "Se sai dire... dillo!" organizzato da Nicola Fanizza e Domenico Deluso): "Mola è sempre più piccola in termini di superficie agricola utilizzabile (SAU). La SAU molese, che nel 1990 interessava 4.183 ettari (l'82,5% dei 5.072 ettari della superficie totale del nostro comune – avendone persi 500 nei precedenti 20 anni), nel 2010 (ultimo censimento generale dell'agricoltura) occupava soltanto 3.182 ettari".
Sono state già fatte diverse proposte da far giocare nel procedimento di condivisione pubblica (ormai la condivisione pubblica deve essere imposta per decreto!) da gruppi politici (si vedano gli interventi di Michele Daniele e Giangrazio Di Rutigliano), spazi di informazione (MolaLibera) ed associazionismo (Legambiente Mola). Futura ha anche organizzato prima di tutti un incontro pubblico su questo argomento.
Il punto vero in tutto questo è la Città Metropolitana. Vorace di suolo e degli interessi che una nuova antropizzazione a tappe forzate potrebbe portare. Noi di Rifondazione Comunista siamo purtroppo capatosta. Alle ultime elezioni provinciali del 2009, prima che la Provincia chiudesse per lasciare spazio alla Città Metropolitana, cercammo di mettere in guardia la comunità molese. "NO alla Città Metropolitana perchè vogliono declassare Mola da Comune autonomo a Circoscrizione di Bari" (era questo il messaggio sui nostri manifesti). A dire il vero nel consiglio comunale già all'epoca erano tutti d'accordo con questo declassamento, anche chi magicamente oggi si oppone a questa variante.
La debolezza della classe politica molese oggi si misura anche nella incapacità di mediare e di andare in compensazione rispetto a questa devastazione. Che cosa si può ottenere? Collegamenti migliori con il capoluogo per student* e per chi ha la necessità di muoversi per lavoro, per salute o semplicemente per prendere un treno o un aereo? Accessi verso il mare più sicuri ed una costa più attrezzata, curata, che valorizzi il patrimonio storico e soprattutto pienamente accessibile (davvero il Piano delle Coste è così svincolato da questo progetto)? Servizi che possano aumentare la qualità della vita per la nostra comunità (ad esempio, sistemare le uscite a Nord ed a Sud di Mola e per la zona Industriale)? E perchè non parlare dell'abbattimento delle "villette" sul mare, già deliberato, che potrebbe ridare maggior dignità al nostro litorale?
Perchè la verità è che anche solo l'illusione di nuove costruzioni, nuovi palazzi da costruire, nuove abitazioni da acquistare non fa altro che solleticare il ventre cementificatorio dei molesi. Ma a che serve la politica se non a guardare oltre. A prendersi la responsabilità di difendere un albero oggi e non un voto per domani?
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