Il Consigliere Daniele parla di Malamministrazione di (Cattiva) Gestione del Patrimonio e dell'unico mezzo a sua disposizione, L'Interrogazione
L'esponente del Movimento 5 Stelle molese mette in evidenza non solo l'abusivismo imperante, ma anche quella che sarebbe cattiva amministrazione.
Il riepilogo del consigliere su quelle che sono diventate le sue battaglie in Consiglio Comunale probabilmente potrebbe passare per una questione personale, visto che di tanto in tanto aggiunge un nuovo capitolo alla "telenovela" circa i beni del Comune che non gestisce a dovere.
In realtà stando così le cose, non solo si prosegue nell'illegalità, ma ci sono mancati introiti da parte dell'Ente che si priva di risorse che potrebbero essere usate per il bene di Mola di bari e dei suoi cittadini.
Magari qualcuno potrà pensare che nel circondario, che ne so, Corato, Molfetta, Alberobello, Valenzano, Altamura, potrebbero capitare le stesse cose...
e quindi?
Sarebbe meglio che non ci fossero storie come queste da nessuna parte.
Michel Daniele ha preparato, quindi la disanima
su quanto accade: 👇
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L’interrogazione è uno dei pochi strumenti a disposizione di un consigliere, soprattutto se di minoranza, per incidere nell’amministrazione comunale.
La legge impone che il Sindaco o qualcuno della Giunta debba rispondere entro 30 giorni dalla presentazione dell’interrogazione.
Questo in teoria. In pratica, alle innumerevoli interrogazioni che ho posto ai vari membri della Giunta comunale, le risposte o mancano totalmente, o arrivano con ritardi di mesi o vengono fornite risposte senza capo né coda: un ammasso di parole per eludere la domanda o per fornire risposte così generiche o dilatorie che non chiariscono alcunché.
Questo in teoria. In pratica, alle innumerevoli interrogazioni che ho posto ai vari membri della Giunta comunale, le risposte o mancano totalmente, o arrivano con ritardi di mesi o vengono fornite risposte senza capo né coda: un ammasso di parole per eludere la domanda o per fornire risposte così generiche o dilatorie che non chiariscono alcunché.
Ovvio che, in un’amministrazione comunale che non funziona, possano funzionare bene le interrogazioni…
È spesso necessario quindi ricorrere a più interrogazioni sulla stessa tematica e per avere una risposta compiuta usualmente si superano i 3 o 4 mesi non consentendo, tra l’altro, ad un cittadino di comprendere appieno né i termini delle domande poste e né le risposte.
È spesso necessario quindi ricorrere a più interrogazioni sulla stessa tematica e per avere una risposta compiuta usualmente si superano i 3 o 4 mesi non consentendo, tra l’altro, ad un cittadino di comprendere appieno né i termini delle domande poste e né le risposte.
Abbiamo quindi pensato di raccogliere in degli interventi non sulla singola interrogazione ma sulla tematica che l’interrogazione sottende, iniziando da quelle presentate nell’ultimo consiglio comunale del 29 marzo scorso.
Ognuna delle interrogazioni presentate rappresenta un pezzo della mala amministrazione che da decenni attanaglia il nostro Comune.
Ognuna delle interrogazioni presentate rappresenta un pezzo della mala amministrazione che da decenni attanaglia il nostro Comune.
Iniziamo dalla gestione del patrimonio.
Per meglio comprendere la genesi di tale interrogazione è utile ripercorrere alcuni fatti.
Al solito, abbiamo sacrificato la brevità a favore della chiarezza.
Nell’ultimo consiglio comunale ho presentato l’ennesima interrogazione sul patrimonio immobiliare del nostro Comune, questa volta relativa ad alcuni terreni presso Cala Padovano.
Un paio d’anni fa, all’interno della commissione di Controllo e Garanzia, avevo avviato un’analisi del patrimonio immobiliare del nostro Comune.
Nell’ultimo consiglio comunale ho presentato l’ennesima interrogazione sul patrimonio immobiliare del nostro Comune, questa volta relativa ad alcuni terreni presso Cala Padovano.
Un paio d’anni fa, all’interno della commissione di Controllo e Garanzia, avevo avviato un’analisi del patrimonio immobiliare del nostro Comune.
Si appurarono cose che non avremmo mai voluto appurare.
Terreni comunali affittati a persone ormai defunte, canoni di locazione in lire mai aggiornati e ormai pari a pochi spiccioli.
Questo per i pochi contratti esistenti, perché per la gran parte il Comune non era in grado di sapere chi aveva in uso cosa.
E per dirla tutta, il Comune non sapeva neanche quali fossero le sue proprietà immobiliari, figuriamoci sapere chi le stesse gestendo.
In breve: emerse in tutta la sua evidenza un fatto elementare: gli amministratori comunali non conoscevano il patrimonio che dovrebbero amministrare.
Si iniziò ad esaminare l’inventario (pessimo) dei beni noti al Comune provando almeno a decrittarlo per capire quali fossero le nostre proprietà e dove si trovassero. Da questo esame emerse il famoso “villaggio vacanze” presso l’imbocco della Statale 16 di Mola Nord: terreni comunali su cui sorgono fabbricati abusivi fruiti come proprietà privata da parte di cittadini noiani e triggianesi nei mesi estivi, naturalmente senza pagare un centesimo né di Tari e né di IMU.
Nei mesi successivi sarebbe emerso che questo non era affatto un caso isolato, e che di “villaggi vacanze” il territorio molese sembra disseminato. Ma di questo ne parliamo successivamente.
Alla luce delle precedenti evidenze, stilai una bozza di relazione da presentare al Consiglio come atto di indirizzo con dei suggerimenti ai fini di una migliore gestione del nostro patrimonio immobiliare. L’orientamento politico della maggioranza in commissione all’epoca era tale da bloccare qualsiasi iniziativa che potesse in qualche modo mettere in cattiva luce l’operato dell’amministrazione e compresi quindi che in Consiglio sarebbe stato bocciato, così come era stato bocciato un altro mio atto di indirizzo relativo ad un migliore Documento Unico di Programmazione (DUP) e rinunciai a completarlo.
Mi limitai ad inoltrare tale bozza di relazione all’allora responsabile del Patrimonio, la direttrice dei Servizi Finanziari nel 2019, cui era stato appena assegnato tale responsabilità considerando il pensionamento della precedente responsabile. In realtà tale nuovo incarico non è mai stato preso in considerazione dalla suddetta responsabile sia perché già oberata dai servizi finanziari sia perché in procinto di trasferirsi in Regione. E per la verità, neanche il successivo e attuale responsabile dei Servizi Finanziari ha mai preso in carico effettivamente tale gestione del patrimonio che è rimasto quindi non presidiato per pressoché l’intera durata dell’amministrazione Colonna.
Convocai anche una seduta di commissione per illustrare tale bozza di relazione all’assessore all’Urbanistica e già amministratore comunale di lungo corso, arch. Nico Berlen, e all’assessore al Patrimonio avv. Vito Orlando.
Si iniziò ad esaminare l’inventario (pessimo) dei beni noti al Comune provando almeno a decrittarlo per capire quali fossero le nostre proprietà e dove si trovassero. Da questo esame emerse il famoso “villaggio vacanze” presso l’imbocco della Statale 16 di Mola Nord: terreni comunali su cui sorgono fabbricati abusivi fruiti come proprietà privata da parte di cittadini noiani e triggianesi nei mesi estivi, naturalmente senza pagare un centesimo né di Tari e né di IMU.
Nei mesi successivi sarebbe emerso che questo non era affatto un caso isolato, e che di “villaggi vacanze” il territorio molese sembra disseminato. Ma di questo ne parliamo successivamente.
Alla luce delle precedenti evidenze, stilai una bozza di relazione da presentare al Consiglio come atto di indirizzo con dei suggerimenti ai fini di una migliore gestione del nostro patrimonio immobiliare. L’orientamento politico della maggioranza in commissione all’epoca era tale da bloccare qualsiasi iniziativa che potesse in qualche modo mettere in cattiva luce l’operato dell’amministrazione e compresi quindi che in Consiglio sarebbe stato bocciato, così come era stato bocciato un altro mio atto di indirizzo relativo ad un migliore Documento Unico di Programmazione (DUP) e rinunciai a completarlo.
Mi limitai ad inoltrare tale bozza di relazione all’allora responsabile del Patrimonio, la direttrice dei Servizi Finanziari nel 2019, cui era stato appena assegnato tale responsabilità considerando il pensionamento della precedente responsabile. In realtà tale nuovo incarico non è mai stato preso in considerazione dalla suddetta responsabile sia perché già oberata dai servizi finanziari sia perché in procinto di trasferirsi in Regione. E per la verità, neanche il successivo e attuale responsabile dei Servizi Finanziari ha mai preso in carico effettivamente tale gestione del patrimonio che è rimasto quindi non presidiato per pressoché l’intera durata dell’amministrazione Colonna.
Convocai anche una seduta di commissione per illustrare tale bozza di relazione all’assessore all’Urbanistica e già amministratore comunale di lungo corso, arch. Nico Berlen, e all’assessore al Patrimonio avv. Vito Orlando.
I due assessori si mostrarono totalmente d’accordo sulla bozza di relazione e quindi in qualche modo i suggerimenti ivi contenuti sarebbero stati in qualche modo messi in atto.
Naturalmente nulla di tutto ciò è accaduto:
– l’inventario dei beni comunali continua ad essere incomprensibile
– dall’inventario continuano a mancare diverse proprietà immobiliari
– i contratti con i privati per i beni dati in locazione continuano a mancare
– ma soprattutto, il fine ultimo dei suggerimenti dati, far fruttare al meglio il nostro patrimonio, è totalmente latitante.
Non mi restava altro da fare che continuare, in solitaria, la mia indagine sul patrimonio comunale attraverso l’utilizzo di interrogazioni in consiglio comunale, di cui l’ultima è quella dello scorso marzo.
Disperando di poter disporre di un decente inventario dei beni comunali in tempi ragionevoli, mi sono arrangiato con quello che c’era.
Naturalmente nulla di tutto ciò è accaduto:
– l’inventario dei beni comunali continua ad essere incomprensibile
– dall’inventario continuano a mancare diverse proprietà immobiliari
– i contratti con i privati per i beni dati in locazione continuano a mancare
– ma soprattutto, il fine ultimo dei suggerimenti dati, far fruttare al meglio il nostro patrimonio, è totalmente latitante.
Non mi restava altro da fare che continuare, in solitaria, la mia indagine sul patrimonio comunale attraverso l’utilizzo di interrogazioni in consiglio comunale, di cui l’ultima è quella dello scorso marzo.
Disperando di poter disporre di un decente inventario dei beni comunali in tempi ragionevoli, mi sono arrangiato con quello che c’era.
L’inventario dei terreni disponibili presentava diverse entrate poco chiare.
Lo scorso 5 ottobre mi decisi a rivolgere una istanza scritta chiedendo all’assessore una relazione sulle ordinanze di acquisizione al patrimonio comunale di terreni oggetto di lottizzazione abusive, avvenute entro la prima metà degli Anni ’90.
Richiamai questa richiesta scritta attraverso una interrogazione nella seduta consiliare del 27 ottobre 2020 senza ottenere alcuna risposta in quanto non erano trascorsi i canonici 30 giorni dalla richiesta, termine concesso dalla legge per rispondere alle interrogazioni dei consiglieri.
Stanco della inazione dell’amministrazione comunale, ed anche delle tante voci che segnalavano altre proprietà comunali abbandonate dal Comune in mano a privati (al riguardo, tra le più insistenti era la voce del già candidato sindaco Giuseppe Castellana che le segnalava dalle parti della località Cannoni sulla Mola-Cozze), mi decisi ad effettuare delle visure catastali nella zona. Tra queste, il terreno identificato dalla particella 423 del Foglio 23 risultò di proprietà del Comune di Mola.
Nella seduta consiliare del 27 novembre scorso, dopo aver ricevuto dall’Ufficio Tecnico la relazione sulle ordinanze di acquisizione (totalmente incomprensibile), ripresentai l’interrogazione ricevendo ancora una volta non risposte dall’assessore Berlen.
Stessa scena quando riproposi una ulteriore interrogazione sullo stesso nella seduta successiva del 29 dicembre ricevendo la solita non risposta da parte dell’amministrazione.
Piuttosto spazientito posi all’assessore una domanda semplicissima invitandolo a verificare, seduta stante, se la particella 423 del Foglio 23 risultasse o meno di proprietà comunale. L’assessore raccolse la richiesta e, dopo aver effettuato la verifica, sotto tortura fu costretto ad ammettere che quei terreni, e i fabbricati edificati abusivamente, erano di proprietà comunali. La certificazione dell’esistenza del “villaggio vacanze” N.2.
Naturalmente nessuna parola, né allora e né dopo, su chi attualmente ne sta usufruendo, a che titolo, se paga o meno i tributi comunali e cosa intende fare il Comune per rientrare in possesso di tale bene prezioso, considerando che si tratta di aree contigue alla costa e che potrebbero essere utilizzate per servizi alla comunità, per es. allestendo dei parcheggi pubblici. Tanto più che in questi mesi si sta predisponendo il Piano delle Coste Comunali e la definizione di tali servizi per la cittadinanza cascherebbe a fagiolo.
Mi sono quindi deciso ad indagare su una segnalazione ricevuta qualche anno fa. In una lottizzazione a Cala Padovano di fine anni ’70, sembra che il Comune avesse ottenuto dai lottizzanti la cessione di una striscia contigua al demanio marittimo larga 10 metri, al fine di allargare l’esigua fascia demaniale costiera. Tale striscia viene individuata in catasto dalle particelle 267, 266, 271, 281, 284, ecc. del Foglio 4.
Inutile evidenziare che questa presunta proprietà risulterebbe, tra l’altro, preziosissima in vista della approvazione del Piano delle Coste Comunale che dovrebbe finalmente sistemare e disciplinare l’utilizzo delle nostre coste.
Ho effettuato una visura catastale di alcune di tali particelle, tra cui la 284, sbagliando però l’indicazione del Foglio, specificando erroneamente il 3 anziché il 4. Da questo errore accidentale risultò che tale particella era di proprietà comunale. Stiamo parlando dell’area della foto qui riportata in cui sono presenti diversi fabbricati mentre la visura catastale riporta “Orto” e l’area nel PRG è riportata come zona agricola.
In data 5 gennaio, inviai quindi una interrogazione scritta rivolta all’assessore Berlen e al responsabile dell’Ufficio Tecnico Berardi in quanto memoria storica dei fatti amministrativi molesi e anche perché, il responsabile politico della gestione del Patrimonio (avv. Vito Orlando) o quello gestionale (il responsabile dei servizi finanziari Porrelli) nulla possono sapere al riguardo e si sarebbero necessariamente rivolti all’Ufficio Tecnico o all’assessore all’Urbanistica.
Ripresi questa interrogazione scritta nella seduta consiliare del 29 gennaio chiedendo di sapere se corrispondesse a verità l’accordo tra lottizzanti di Cala Padovano e Comune sulla cessione della suddetta fascia di 10 metri tra la lottizzazione e il demanio marittimo.
Ovviamente nessuno della Giunta fu un grado di dare una risposta e la rimandarono al mese successivo. E altrettanto ovviamente ripresentai la stessa interrogazione il mese successivo intrecciandolo con il tema dell’abusivismo edilizio e aggiungendo anche di sapere se la particella 284 del Foglio 4 fosse di proprietà comunale e quale fosse l’ulteriore area dalle parti di Cala Padovano che l’assessore Berlen aveva citato durante una seduta di commissione.
Ancora una volta nessuna risposta, con l’assessore che si adontava di dover rispondere a interrogazioni non di sua competenza (!). Cioè, un amministratore che ha retto le sorti dell’urbanistica molese, dei lavori pubblici, del patrimonio e dell’intera amministrazione nell’arco di circa vent’anni dichiarava che rispondere a domande sull’urbanistica, sull’abusivismo e sul patrimonio non era di sua competenza.
E arriviamo finalmente alla interrogazione della scorsa seduta consiliare. In realtà sono state poste le stesse e solite domande:
– la fascia di 10 metri tra la lottizzazione di Cala Padovano e la costa è di proprietà del Comune?
– il terreno della particella 284 del Foglio 4 è proprietà del Comune?
– qual è la proprietà comunale a Cala Padovano più volte citata dall’assessore Berlen?
Beh, che ci crediate o no, ancora una volta non ho ottenuto alcuna risposta. Un po’ perché l’assessore Berlen era assente dalla seduta consiliare e molto perché i presenti (sindaco e assessore Orlando) si sono giustificati dicendo che la riceverò nei prossimi giorni, che è una cosa complessissima che risale alla notte dei tempi, che gli uffici ci stanno lavorando, ed altre supercazzole.
Conclusioni? Il dizionario Treccani fornisce questa definizione per amministratore: “Chi amministra, chi ha cioè la gestione, e cura il buon andamento, degli affari, pubblici o privati, di una società, di un ente, di un’azienda, ecc., o anche dei propri”.
Per un ente pubblico ovviamente gli amministratori sono il sindaco, gli assessori e i consiglieri (che danno gli indirizzi politici) e i responsabili dei vari uffici( che devono mettere in atto tali indirizzi).
Tra le cose da amministrare in un Comune c’è il patrimonio immobiliare: case, terreni e demanio e, per poterli amministrare, la prima cosa è conoscere questo patrimonio. Com’è possibile amministrare un bene senza sapere dove si trova, quant’è grande, chi lo sta usando, quali ricavi sta producendo e a quali costi?
Cose ovvie si direbbe. Ma non per gli amministratori che si sono succeduti per decenni alla guida del nostro Comune. L’evidenza è che il Comune di Mola non sa neanche qual è il patrimonio di sua proprietà. Figuriamoci amministrarlo. E ciò è vero non solo per l’attuale amministrazione ma per tutte le amministrazioni che si sono succedute almeno nell’ultimo ventennio.
Il punto essenziale di questa vicenda è che gli interventi normativi degli ultimi decenni richiedono una completa e totale rivisitazione e riprogettazione delle modalità di reperimento e di impiego delle risorse pubbliche e di come ciò è rappresentato ed evidenziato dalla contabilità pubblica degli enti territoriali e loro organismi. È pertanto prima di tutto un cambiamento di mentalità e di approccio alla gestione delle risorse pubbliche: in ciò si ricomprende come parte fondamentale la gestione del patrimonio pubblico. E come spesso succede, sarebbe più semplice cambiare gli amministratori anziché far cambiare loro mentalità…
Limitiamoci alle responsabilità della attuale amministrazione del giovane Colonna (giovane, ma che ha totalmente assimilato metodi e approcci dei precedenti amministratori).
A distanza di:
– 32 mesi del suo insediamento
– 24 mesi da quando la Commissione Controllo e Garanzia ha iniziato a evidenziare le criticità nella gestione del patrimonio
– 18 mesi da quando è emerso il primo “villaggio vacanze”
– 15 mesi da quando è stata condivisa con la Giunta la bozza di suggerimenti per una migliore gestione del patrimonio
Pressoché nulla è avvenuto:
– l’inventario delle proprietà del Comune continua ad essere incompleto e il Comune continua a non conoscere i beni che deve amministrare
– il “villaggio vacanze” continua ad essere occupato abusivamente
– diversi immobili continuano ad essere trascurati e abbandonati, non rendendo neanche un centesimo, anzi essendo spesso fonte di soli costi.
L’unica azione che la Giunta Colonna si è limitata a fare, tra l’altro solo pochi mesi fa, è quella in cui eccelle: distribuire incarichi a pagamento a società esterne al Comune (e rigorosamente non molesi). A quale scopo? Farsi dire da estranei qual è il suo patrimonio e provare a ritornare in possesso delle sue proprietà abusivamente occupate.
In conclusione, ci limitiamo a riportare un estratto dei semplici suggerimenti che avevo avanzato circa 1 anno e mezzo fa per superare le criticità riscontrate nella gestione del patrimonio (per inciso, provando a mettere in atto la famosa “opposizione costruttiva”, a dimostrazione che tale espressione è priva di senso: le cose si cambiano avendo le leve di comando in mano).
Occorrerebbe predisporre inventari che descrivano compiutamente la posizione e lo stato dell’immobile: l’indicazione delle sole coordinate catastali e del valore presunto (quando presenti) non sono sufficienti ad identificare il bene.
Occorrerebbe che gli inventari contengano almeno i seguenti elementi:
– posizionamento tramite indirizzo o altre indicazioni atte ad identificarlo agevolmente, e necessariamente fornirne una individuazione cartografica
– estensione/dimensione
– tipologia catastale
– destinazione d’uso
– chi lo ha in uso attualmente
– qual è il reddito prodotto dall’immobile
– quali sono i costi associati
– le servitù , i pesi e gli oneri di cui siano gravati
– i titoli di provenienza
Sarebbe necessario che esistessero centri di costo che collegassero ogni bene immobile ai relativi ricavi ed ai relativi costi (quantomeno per gli immobili dichiarati disponibili).
Occorrerebbe dotarsi di strumenti software cartografici che consentano l’implementazione e la gestione della banca dati del patrimonio comunale (già parzialmente costruita dalle attività Kibernetes).
Occorrerebbe dare incarichi a tecnici molesi per una rivisitazione completa dell’attuale inventario, con correzioni delle anomalie riscontrate e completamento con le informazioni su indicate.
Come si diceva, l’unica azione messa in atto è stata di dare incarichi a società non molesi per farsi dire, forse, quali sono le proprie proprietà . Alleluia.
Michele Daniele - Consigliere comunale M5S
Richiamai questa richiesta scritta attraverso una interrogazione nella seduta consiliare del 27 ottobre 2020 senza ottenere alcuna risposta in quanto non erano trascorsi i canonici 30 giorni dalla richiesta, termine concesso dalla legge per rispondere alle interrogazioni dei consiglieri.
Stanco della inazione dell’amministrazione comunale, ed anche delle tante voci che segnalavano altre proprietà comunali abbandonate dal Comune in mano a privati (al riguardo, tra le più insistenti era la voce del già candidato sindaco Giuseppe Castellana che le segnalava dalle parti della località Cannoni sulla Mola-Cozze), mi decisi ad effettuare delle visure catastali nella zona. Tra queste, il terreno identificato dalla particella 423 del Foglio 23 risultò di proprietà del Comune di Mola.
Nella seduta consiliare del 27 novembre scorso, dopo aver ricevuto dall’Ufficio Tecnico la relazione sulle ordinanze di acquisizione (totalmente incomprensibile), ripresentai l’interrogazione ricevendo ancora una volta non risposte dall’assessore Berlen.
Stessa scena quando riproposi una ulteriore interrogazione sullo stesso nella seduta successiva del 29 dicembre ricevendo la solita non risposta da parte dell’amministrazione.
Piuttosto spazientito posi all’assessore una domanda semplicissima invitandolo a verificare, seduta stante, se la particella 423 del Foglio 23 risultasse o meno di proprietà comunale. L’assessore raccolse la richiesta e, dopo aver effettuato la verifica, sotto tortura fu costretto ad ammettere che quei terreni, e i fabbricati edificati abusivamente, erano di proprietà comunali. La certificazione dell’esistenza del “villaggio vacanze” N.2.
Naturalmente nessuna parola, né allora e né dopo, su chi attualmente ne sta usufruendo, a che titolo, se paga o meno i tributi comunali e cosa intende fare il Comune per rientrare in possesso di tale bene prezioso, considerando che si tratta di aree contigue alla costa e che potrebbero essere utilizzate per servizi alla comunità, per es. allestendo dei parcheggi pubblici. Tanto più che in questi mesi si sta predisponendo il Piano delle Coste Comunali e la definizione di tali servizi per la cittadinanza cascherebbe a fagiolo.
Mi sono quindi deciso ad indagare su una segnalazione ricevuta qualche anno fa. In una lottizzazione a Cala Padovano di fine anni ’70, sembra che il Comune avesse ottenuto dai lottizzanti la cessione di una striscia contigua al demanio marittimo larga 10 metri, al fine di allargare l’esigua fascia demaniale costiera. Tale striscia viene individuata in catasto dalle particelle 267, 266, 271, 281, 284, ecc. del Foglio 4.
Inutile evidenziare che questa presunta proprietà risulterebbe, tra l’altro, preziosissima in vista della approvazione del Piano delle Coste Comunale che dovrebbe finalmente sistemare e disciplinare l’utilizzo delle nostre coste.
Ho effettuato una visura catastale di alcune di tali particelle, tra cui la 284, sbagliando però l’indicazione del Foglio, specificando erroneamente il 3 anziché il 4. Da questo errore accidentale risultò che tale particella era di proprietà comunale. Stiamo parlando dell’area della foto qui riportata in cui sono presenti diversi fabbricati mentre la visura catastale riporta “Orto” e l’area nel PRG è riportata come zona agricola.
In data 5 gennaio, inviai quindi una interrogazione scritta rivolta all’assessore Berlen e al responsabile dell’Ufficio Tecnico Berardi in quanto memoria storica dei fatti amministrativi molesi e anche perché, il responsabile politico della gestione del Patrimonio (avv. Vito Orlando) o quello gestionale (il responsabile dei servizi finanziari Porrelli) nulla possono sapere al riguardo e si sarebbero necessariamente rivolti all’Ufficio Tecnico o all’assessore all’Urbanistica.
Ripresi questa interrogazione scritta nella seduta consiliare del 29 gennaio chiedendo di sapere se corrispondesse a verità l’accordo tra lottizzanti di Cala Padovano e Comune sulla cessione della suddetta fascia di 10 metri tra la lottizzazione e il demanio marittimo.
Ovviamente nessuno della Giunta fu un grado di dare una risposta e la rimandarono al mese successivo. E altrettanto ovviamente ripresentai la stessa interrogazione il mese successivo intrecciandolo con il tema dell’abusivismo edilizio e aggiungendo anche di sapere se la particella 284 del Foglio 4 fosse di proprietà comunale e quale fosse l’ulteriore area dalle parti di Cala Padovano che l’assessore Berlen aveva citato durante una seduta di commissione.
Ancora una volta nessuna risposta, con l’assessore che si adontava di dover rispondere a interrogazioni non di sua competenza (!). Cioè, un amministratore che ha retto le sorti dell’urbanistica molese, dei lavori pubblici, del patrimonio e dell’intera amministrazione nell’arco di circa vent’anni dichiarava che rispondere a domande sull’urbanistica, sull’abusivismo e sul patrimonio non era di sua competenza.
E arriviamo finalmente alla interrogazione della scorsa seduta consiliare. In realtà sono state poste le stesse e solite domande:
– la fascia di 10 metri tra la lottizzazione di Cala Padovano e la costa è di proprietà del Comune?
– il terreno della particella 284 del Foglio 4 è proprietà del Comune?
– qual è la proprietà comunale a Cala Padovano più volte citata dall’assessore Berlen?
Beh, che ci crediate o no, ancora una volta non ho ottenuto alcuna risposta. Un po’ perché l’assessore Berlen era assente dalla seduta consiliare e molto perché i presenti (sindaco e assessore Orlando) si sono giustificati dicendo che la riceverò nei prossimi giorni, che è una cosa complessissima che risale alla notte dei tempi, che gli uffici ci stanno lavorando, ed altre supercazzole.
Conclusioni? Il dizionario Treccani fornisce questa definizione per amministratore: “Chi amministra, chi ha cioè la gestione, e cura il buon andamento, degli affari, pubblici o privati, di una società, di un ente, di un’azienda, ecc., o anche dei propri”.
Per un ente pubblico ovviamente gli amministratori sono il sindaco, gli assessori e i consiglieri (che danno gli indirizzi politici) e i responsabili dei vari uffici( che devono mettere in atto tali indirizzi).
Tra le cose da amministrare in un Comune c’è il patrimonio immobiliare: case, terreni e demanio e, per poterli amministrare, la prima cosa è conoscere questo patrimonio. Com’è possibile amministrare un bene senza sapere dove si trova, quant’è grande, chi lo sta usando, quali ricavi sta producendo e a quali costi?
Cose ovvie si direbbe. Ma non per gli amministratori che si sono succeduti per decenni alla guida del nostro Comune. L’evidenza è che il Comune di Mola non sa neanche qual è il patrimonio di sua proprietà. Figuriamoci amministrarlo. E ciò è vero non solo per l’attuale amministrazione ma per tutte le amministrazioni che si sono succedute almeno nell’ultimo ventennio.
Il punto essenziale di questa vicenda è che gli interventi normativi degli ultimi decenni richiedono una completa e totale rivisitazione e riprogettazione delle modalità di reperimento e di impiego delle risorse pubbliche e di come ciò è rappresentato ed evidenziato dalla contabilità pubblica degli enti territoriali e loro organismi. È pertanto prima di tutto un cambiamento di mentalità e di approccio alla gestione delle risorse pubbliche: in ciò si ricomprende come parte fondamentale la gestione del patrimonio pubblico. E come spesso succede, sarebbe più semplice cambiare gli amministratori anziché far cambiare loro mentalità…
Limitiamoci alle responsabilità della attuale amministrazione del giovane Colonna (giovane, ma che ha totalmente assimilato metodi e approcci dei precedenti amministratori).
A distanza di:
– 32 mesi del suo insediamento
– 24 mesi da quando la Commissione Controllo e Garanzia ha iniziato a evidenziare le criticità nella gestione del patrimonio
– 18 mesi da quando è emerso il primo “villaggio vacanze”
– 15 mesi da quando è stata condivisa con la Giunta la bozza di suggerimenti per una migliore gestione del patrimonio
Pressoché nulla è avvenuto:
– l’inventario delle proprietà del Comune continua ad essere incompleto e il Comune continua a non conoscere i beni che deve amministrare
– il “villaggio vacanze” continua ad essere occupato abusivamente
– diversi immobili continuano ad essere trascurati e abbandonati, non rendendo neanche un centesimo, anzi essendo spesso fonte di soli costi.
L’unica azione che la Giunta Colonna si è limitata a fare, tra l’altro solo pochi mesi fa, è quella in cui eccelle: distribuire incarichi a pagamento a società esterne al Comune (e rigorosamente non molesi). A quale scopo? Farsi dire da estranei qual è il suo patrimonio e provare a ritornare in possesso delle sue proprietà abusivamente occupate.
In conclusione, ci limitiamo a riportare un estratto dei semplici suggerimenti che avevo avanzato circa 1 anno e mezzo fa per superare le criticità riscontrate nella gestione del patrimonio (per inciso, provando a mettere in atto la famosa “opposizione costruttiva”, a dimostrazione che tale espressione è priva di senso: le cose si cambiano avendo le leve di comando in mano).
Occorrerebbe predisporre inventari che descrivano compiutamente la posizione e lo stato dell’immobile: l’indicazione delle sole coordinate catastali e del valore presunto (quando presenti) non sono sufficienti ad identificare il bene.
Occorrerebbe che gli inventari contengano almeno i seguenti elementi:
– posizionamento tramite indirizzo o altre indicazioni atte ad identificarlo agevolmente, e necessariamente fornirne una individuazione cartografica
– estensione/dimensione
– tipologia catastale
– destinazione d’uso
– chi lo ha in uso attualmente
– qual è il reddito prodotto dall’immobile
– quali sono i costi associati
– le servitù , i pesi e gli oneri di cui siano gravati
– i titoli di provenienza
Sarebbe necessario che esistessero centri di costo che collegassero ogni bene immobile ai relativi ricavi ed ai relativi costi (quantomeno per gli immobili dichiarati disponibili).
Occorrerebbe dotarsi di strumenti software cartografici che consentano l’implementazione e la gestione della banca dati del patrimonio comunale (già parzialmente costruita dalle attività Kibernetes).
Occorrerebbe dare incarichi a tecnici molesi per una rivisitazione completa dell’attuale inventario, con correzioni delle anomalie riscontrate e completamento con le informazioni su indicate.
Come si diceva, l’unica azione messa in atto è stata di dare incarichi a società non molesi per farsi dire, forse, quali sono le proprie proprietà . Alleluia.
Michele Daniele - Consigliere comunale M5S
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