Sulle Questioni ambientali si aspetta la Regione Puglia.
Tante associazioni, comitati e cittadini si daranno pur da fare, ma è la parte istituzionale che determina le lungaggini e la mancata risoluzione di alcuni problemi
Se immaginiamo che già solo alle nostre latitudini le questioni sono innumerevoli, ci rendiamo conto come possa essere stata trattata la materia ambientale a livello nazionale e direi anche mondiale nel corso degli anni.
Si dice che ultimamente a tutti i livelli sia sia tentato di mettere un freno ed invertire la tendenza e, sulla carta è così.
Nel mezzo del cammino di nostra vita, parafrasando a modo nostro Dante, ci siamo ritrovati a vivere in un territorio violentato oltremisura dall'uomo che la retta via ha smarrito.
In pratica Vittorio Farella, presidente dell'Associazione Chiudiamo la Discarica Martucci ed attivista in tante altre situazioni di carattere ambientale spiega nel seguente comunicato, a che punto siamo:
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Sui temi ambientali dei rifiuti, trivelle, scorie nucleari, Ripagnola ORA ASPETTIAMO L’IMPEGNO DELLA REGIONE.
L’anno appena iniziato, fra tante attese e speranze di rinascita e di superamento delle tante criticità lasciate in eredità dalla fase antecedente, principalmente a causa della pandemia Covid-19, dovrà misurarsi sulla capacità di dare risposte concrete ed efficaci alle attuali contingenze su vari versanti: sul piano socio-economico, in primo luogo, ma soprattutto, riteniamo, sul tema della salvaguardia, rigenerazione e rilancio in materia ambientale, aspetto sul quale si gioca il futuro della nostra umanità.
Necessitano, a tal proposito, mirati e adeguati programmi e progettazioni di grande respiro internazionale, sinergie e convergenze necessarie e indispensabili per azioni efficaci, valide e idonee ad affrontare l’emergenza nella quale siamo precipitati un po’ per incoscienza, ma anche e soprattutto per irresponsabilità e magari colpa.
Il tema, invero, è sull’agenda della politica intercontinentale da circa mezzo secolo, dalla Conferenza delle Nazioni Unite di Stoccolma del 1972 nelle cui Dichiarazioni finali vengono sanciti i 26 principi nei quali è richiamata l’attenzione, per la prima volta a livello mondiale, sul fatto che per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita occorre salvaguardare le risorse naturali a beneficio di tutti e per raggiungere questo obiettivo è necessaria una collaborazione internazionale.
La svolta decisiva in questo indirizzo si avrà però, in particolare, a partire dalla prima Conferenza mondiale sull’ambiente di Rio de Janeiro del giugno 1992, conclusasi con la Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo che preludeva ad un percorso di sviluppo sostenibile per salvare la Terra.
La svolta decisiva in questo indirizzo si avrà però, in particolare, a partire dalla prima Conferenza mondiale sull’ambiente di Rio de Janeiro del giugno 1992, conclusasi con la Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo che preludeva ad un percorso di sviluppo sostenibile per salvare la Terra.
La successiva conferenza di Kioto (cosiddetta COP 3), nel dicembre 1997 condusse ad un accordo internazionale per contrastare il riscaldamento climatico, definito in quell’occasione quale probabilmente il più grande e preoccupante problema ambientale dell’era moderna, che fu sottoscritto dalla gran parte dei Paesi industrializzati, ma non ratificato dagli Stati Uniti, ed è entrato in vigore nel febbraio 2005.
La spinta più importante si è raggiunta solo recentemente con l’accordo di Parigi sul clima, che è la prima intesa universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima (COP 21) nel dicembre 2015, il cui punto di svolta, oltre altri importanti impegni assunti, è rappresentato dal patto fra i paesi sviluppati per l’erogazione di 100 miliardi di dollari all’anno (dal 2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia.
La spinta più importante si è raggiunta solo recentemente con l’accordo di Parigi sul clima, che è la prima intesa universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima (COP 21) nel dicembre 2015, il cui punto di svolta, oltre altri importanti impegni assunti, è rappresentato dal patto fra i paesi sviluppati per l’erogazione di 100 miliardi di dollari all’anno (dal 2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia.
Se a livello mondiale si sono assunti impegni tanto importanti, a dir il vero non sempre rispettati, cosa si è fatto e/o si sta programmando a livello nazionale e regionale?
Sul filone della tutela dell’ambiente, della preservazione del territorio e della salvaguardia della salute pubblica a che punto siamo in Italia e in Puglia, in particolare.
Tra promesse, programmazioni e azioni lo iato è sempre più profondo. Torna infatti lo spettro delle prospezioni petrolifere, che ci interessano in modo particolare, in Puglia più che altrove e soprattutto per i comuni costieri a sud di Bari, per la mancata proroga governativa della moratoria alle ricerche di idrocarburi in mare, col rischio che le multinazionali del petrolio possano ora avviare quelle ricerche richieste e sospese.
Si ripresenta, su altro fronte, anche il dilemma della localizzazione del deposito nazionale delle scorie radioattive (soprattutto su pressione dell’UE), cioè delle aree idonee ad ospitarne il deposito, e la Puglia ne è nuovamente interessata col sito individuato nel bacino territoriale Altamura-Gravina-Matera.
Tra promesse, programmazioni e azioni lo iato è sempre più profondo. Torna infatti lo spettro delle prospezioni petrolifere, che ci interessano in modo particolare, in Puglia più che altrove e soprattutto per i comuni costieri a sud di Bari, per la mancata proroga governativa della moratoria alle ricerche di idrocarburi in mare, col rischio che le multinazionali del petrolio possano ora avviare quelle ricerche richieste e sospese.
Si ripresenta, su altro fronte, anche il dilemma della localizzazione del deposito nazionale delle scorie radioattive (soprattutto su pressione dell’UE), cioè delle aree idonee ad ospitarne il deposito, e la Puglia ne è nuovamente interessata col sito individuato nel bacino territoriale Altamura-Gravina-Matera.
Ma altri temi, che ci interessano ancor più da vicino e che fanno parte della protezione ambientale, non vanno trascurati: il Piano Regionale dei Rifiuti e il Parco Naturale Ripagnola.
Sul primo, in elaborazione da oltre cinque anni ed approvato dalla Giunta Regionale pugliese fin dall’agosto del 2019, necessita rivedere alcuni punti fondamentali sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, sulla individuazione sia delle metodologie sia dei siti di trattamento, selezione e stoccaggio. Per quanto riguarda il nascente Parco di Costa Ripagnola, invece, il tempo è quanto mai tiranno e bisogna intervenire sollecitamente prima che diventi una scatola vuota o peggio un territorio da depredare sotto mentite spoglie.
Sul primo, in elaborazione da oltre cinque anni ed approvato dalla Giunta Regionale pugliese fin dall’agosto del 2019, necessita rivedere alcuni punti fondamentali sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, sulla individuazione sia delle metodologie sia dei siti di trattamento, selezione e stoccaggio. Per quanto riguarda il nascente Parco di Costa Ripagnola, invece, il tempo è quanto mai tiranno e bisogna intervenire sollecitamente prima che diventi una scatola vuota o peggio un territorio da depredare sotto mentite spoglie.
La questione è ormai nota alle cronache, per i suoi risvolti politici e giudiziari, talché il destino del Parco resta più che mai incerto.
Nonostante la disponibilità dichiarata dalla neo Assessora alla tutela ambientale della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, nubi fosche si addensano sulla reale tutela del territorio costiero tra Mola, Polignano e Monopoli. La protezione apparente della legge regionale n. 34/2020, istitutiva del Parco, è quanto mai falsa tanto da aver indotto il Governo nazionale, su proposta del Ministero dei Beni Culturali, ad impugnarla davanti alla Corte Costituzionale. Dunque necessita che Giunta e Consiglio regionale intervengano tempestivamente, ed è quello che associazioni e comitati che si sono battuti per l’istituzione del Parco regionale di Ripagnola hanno richiesto all’Assessora Maraschio nell’ incontro tenuto lo scorso dicembre su impulso delle stesse associazioni ambientaliste. Tanto c’è da fare per tutti, dagli ambientalisti agli attori istituzionali, per curare il nostro mondo sempre più ammalato, se è vero, com’è vero, che l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e i rifiuti sono i principali problemi ambientali che preoccupano gli italiani, secondo l’Annuario Statistico Italiano. Per questo siamo mobilitati e impegnati da anni, come associazione, sui temi ambientali ed abbiamo perciò incalzato la Maraschio fin dal suo insediamento. Ed ora attendiamo da lei le prime risposte/proposte sui temi che abbiamo trattato.
Vittorio Farella
Presidente Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”
Nonostante la disponibilità dichiarata dalla neo Assessora alla tutela ambientale della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, nubi fosche si addensano sulla reale tutela del territorio costiero tra Mola, Polignano e Monopoli. La protezione apparente della legge regionale n. 34/2020, istitutiva del Parco, è quanto mai falsa tanto da aver indotto il Governo nazionale, su proposta del Ministero dei Beni Culturali, ad impugnarla davanti alla Corte Costituzionale. Dunque necessita che Giunta e Consiglio regionale intervengano tempestivamente, ed è quello che associazioni e comitati che si sono battuti per l’istituzione del Parco regionale di Ripagnola hanno richiesto all’Assessora Maraschio nell’ incontro tenuto lo scorso dicembre su impulso delle stesse associazioni ambientaliste. Tanto c’è da fare per tutti, dagli ambientalisti agli attori istituzionali, per curare il nostro mondo sempre più ammalato, se è vero, com’è vero, che l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e i rifiuti sono i principali problemi ambientali che preoccupano gli italiani, secondo l’Annuario Statistico Italiano. Per questo siamo mobilitati e impegnati da anni, come associazione, sui temi ambientali ed abbiamo perciò incalzato la Maraschio fin dal suo insediamento. Ed ora attendiamo da lei le prime risposte/proposte sui temi che abbiamo trattato.
Vittorio Farella
Presidente Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”
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