Salta il taglio delle pensioni d'oro; la Manovra continua a perdere pezzi.
Singolare il fatto che Il Santo del giorno 3 novembre sia Santa Silvia, nobile donna romana, moglie del senatore Gordiano e madre del futuro papa Gregorio I, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Non è un caso che parliamo della Patrona delle memorie e dei ricordi e probabilmente solo in queste rimarranno, almeno per ora dicono, le intenzioni del Governo circa alcuni tagli sostanziali per la nostra economia, nella ormai famosa manovra finanziaria.
Dopo il Condono che, puoi anche chiamarlo in maniera diversa, ma sempre quello rimane, non negato, la notizia di oggi è che salta il taglio delle pensioni d'oro.
Ora, nessuno pensava che i nuovi al Governo attuassero politiche alla Fidel Castro o che fossero rivoluzionari propensi alla guerriglia più che all'amministrazione, tipo Che Guevara, ma più passa il tempo e più l'azione pubblicizzata perde i pezzi, a prescindere che il documento fosse buono o meno.
Il "Natale in casa Cupiello" in stile Eduardo De Filippo, sembra la nuova frontiera delle scadenze per poter rimettere quei simboli tanto sbandierati, ma intanto si registra l'ennesima debacle in fatto di coerenza.
Festeggiano i super ricchi per lo slittamento delle pensioni d'oro, l'hanno scampata anche questa volta, la sforbiciata tanto annunciata che riguarda lo stipendio previdenziale che supera i 4.500 Euro annui, non è stata inclusa nel testo della manovra che sta per approvare il Parlamento.
E' la seconda volta che slitta la questione e non sono poche le voci che riferirebbero, tra le altre cose, di incostituzionalità o di non legale il procedimento.
Sono diritti acclarati e quindi sarebbe ingiusto toccare quanto spetterebbe, non si può infatti continuare a vivere secondo un'ipotesi di retribuzione che potrebbe cambiare perché qualcuno si sveglia al mattino e si ricorda che il tutto può essere rivisto e variato.
"Il diritto non è toccabile", è questo il grido di protesta che si alza da parte dei soggetti interessati.
Intanto, a prescindere da come si voglia considerare la cosa, il tutto è quantomeno rimandato.
Slittano Pensioni e Reddito, già dal primo slittamento Di Maio aveva annunciato in TV che il provvedimento sarebbe stato addirittura contenuto nel decreto fiscale, con tanto di tagli di circa un milione di euro proprio dalle pensioni d'oro.
Il nulla di fatto, vale anche per questo secondo tentativo.
Luigi Di Maio, continua a rispondere a tono, spiegando che reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni si faranno "per decreto":
"Il reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza e quota 100 ci sono nella legge di bilancio: chi dice che non ci sono sta dicendo bugie; in manovra ci sono i soldi, c'è la ciccia, ma le norme regolamentari non possono stare lì.Sarà così o non ci sarà due senza tre?
Dopo la legge di bilancio, magari a Natale o subito dopo, si fa un decreto con le norme per reddito e pensioni di cittadinanza e riforma della Fornero. Lo faremo con un decreto, non un ddl perché ci vorrebbe troppo e c'è emergenza povertà".
Il fatto è che sulla manovra o su alcuni dei provvedimenti veri o presunti che questa contiene, non c'è accordo neanche con Salvini e la Lega, tanto da far ringalluzzire Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, con il Pd in particolare che cerca di affossare l'attuale Governo con una facilità che non è estrema solamente per il fatto che al momento "i vecchi partiti" hanno perso totalmente il loro appeal, come hanno dimostrato i numeri.
Ai posteri l'ardua sentenza.
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