Caso Cucchi: Cade il muro di omertà; i Carabinieri confessano! (La "Mattanza" che cantai)

L'illustrazione di Makkox Official fotografa immediatamente una questione che è sembrata assurda a molte persone sia dalla diffusione della vicenda.

A nove anni dalla morte di Stefano Cucchi, avvenuta il 22 Ottobre 2009, nel reparto carcerario dell'ospedale Pertini, ci troviamo finalmente di fronte ad un decisivo passo in avanti verso la giustizia.

Tanti gli anni, durante i quali la sorella Ilaria ha fatto di tutto per fare in modo che la spinosa vicenda rimanesse in auge e che fosse riaffrontata innumerevoli volte.

E' difficile farlo quando sei parte in causa e rischi che ti accusano di non poter essere obiettivo;

è difficile farlo quando devi metterti contro lo Stato.

E' difficile anche perché c'è sempre un'opinione pubblica che si divide sempre in giustizialisti e garantisti, quando la seconda ipotesi dovrebbe essere messa in cima alle priorità in ogni processo.

Ricordo quell'anno, questo fu un episodio limite, ma ci furono tante azioni simili da parte di qualche poliziotto o carabiniere troppo esaltato che infangava la stessa divisa che indossava con un comportamento criminale.

Di getto (e si sente) composi e registrai un brano che si intitolava "Mattanza"

proprio per cantarne quattro a questi "malviventi in divisa , sottolineando che la mia non era l'intenzione di generalizzare, ma semmai salvaguardare la gente per bene che onora la propria uniforme e che si occupa della nostra sicurezza.

Episodi come l'agguato alla Diaz, per esempio, non potevano essere fatti passare come un'azione politica o un'azione necessaria contro i "comunisti" (?).

La vicenda di Cucchi, probabilmente superò tutto nell'essenza dell'assurdo di festeggiare ogni anno la "Festa della Repubblica" e subire la Mattanza proprio dalle istituzioni.

Vorrei fare mio il pensiero che ho letto sulla pagina Fb dell' Associazione politico-culturale di centrosinistra che opera nel paese in cui risiedo e che risponde al nome di Futura:

"VERITA', NIENT'ALTRO CHE QUESTO.

La parola chiave della vicenda Stefano Cucchi è certamente "CORAGGIO".
Coraggio che hanno avuto i Carabinieri Riccardo Casamassima e Francesco Tedesco per aver rotto il muro di omertà che era stato alzato sul dramma di Stefano; ma soprattutto il coraggio di sua sorella Ilaria, che in questi anni ha combattuto una battaglia che è la battaglia di tutti noi.

La storia di Stefano Cucchi ci ricorda che è inammissibile morire quando si è in mano dello Stato e, vieppiù, per mano di chi quello Stato è chiamato a rappresentarlo. In una nazione civile il diritto di punire si giustifica solo quando sa essere rispettoso di chi quella punizione subisce, qualunque sia il reato di cui costui si sia macchiato.
La nostra Costituzione lo chiede, anzi lo pretende.

Adesso paghi chi ha tolto la vita di chi doveva custodire. E paghi chi, con la sua complicità e il suo silenzio, ha consentito ad una indegna farsa di protrarsi fin troppo a lungo.
Solo allora sparirà definitivamente la macchia di sangue che, dal 22 Ottobre 2009, sporca il petto delle nostre Istituzioni."

Questa scelta, magari tardiva, magari evitata in tutti questi anni per pressioni e minacce trovano due sbocchi fondamentali.

Giustizia per i Cucchi che possono festeggiare finalmente il loro personalissimo  "Family day" (anche se il ragazzo ucciso non lo potrà restituire mai nessuno.

Il riscatto personale per chi ha confessato e per l'intera Arma, per lo Stato stesso se vogliamo, non si è trattato infatti di un "Dono Day", ma di una presa di posizione di fronte alle proprie responsabilità.

Di fronte a tutto ciò assume connotati più consoni la parola "Giustizia".