"IL TESTAMENTO DI EMILIA" L'AUTORE, GIANDOMENICO DI SANTO, SARA' A MOLA - VIA DI VAGNO 86 - IL 7 MARZO 2018 (ALLA VIGILIA DELLA FESTA DELLE DONNE): CONOSCIAMO MEGLIO QUESTA DONNA NATA A MOLA NEL 1883 CHE HA FATTO STORIA
Soprattutto Emilia è nata a Mola nel 1883 quindi oltre all'importanza di quella che divenne la sua ragione di vita: il voto esteso alle donne, bisogna dire che parliamo di qualcuno e qualcosa che è patrimonio storico che appartiene a Mola ed alla nostra terra.
"Emilia è una piccola grande donna che non si rassegna a subire la fatalità di un destino di bieca subordinazione all'arrogante cultura maschile. Emilia urla il suo disagio e la sua sofferenza, facendosi così portavoce di tutte le donne, in particolare di quelle che, a causa della loro ignoranza restano ciecamente intrappolate in un destino preordinato dagli uomini. A piccoli passi Emilia porta avanti la sua pacifica rivoluzione, vivendo con coerenza la sua stessa vita: amerà con passione, sarà una coraggiosa ragazza madre, subirà l'oltraggio di una cocente delusione amorosa, vivrà un matrimonio soddisfacente, sarà nuovamente madre. Emilia porterà quotidianamente avanti per tutta la vita la sua battaglia, compresa quella per il diritto al voto alle donne. Con lei il movimento per il suffragio universale si trasformerà in un pezzo di storia mondiale, più che mai attuale in quest'epoca di globalizzazione in cui è ancora indispensabile salvaguardare i diritti delle minoranze."
Mercoledì 7 marzo 2018 alle 19 nell'ambito di quelli che ormai vengono chiamati
“Incontri a Via Di Vagno 86” a Mola, luogo nel quale si svolgono, ormai con cadenza pressoché quotidiana appuntamenti politici, ma specialmente in questo caso le attività culturali e sociali promosse da "La Fabbrica del Benessere, col patrocinio e l’organizzazione della Fondazione Piccinni, sarà protagonista Giandonato Disanto, autore de “Il testamento di Emilia” (Schena editore 2016) il quale darà vita ad una conversazione sui temi del libro, che vedranno impegnati con l’autore i docenti Luciana Canale e Vitantonio Magnifico.
L’incontro di mercoledì sera, come i precedenti, sarà introdotto da Giangrazio Di Rutigliano e moderato da Gianvito Pugliese ed è stato pensato e voluto alla vigilia dell’8 marzo, come un omaggio alle signore, che potranno scoprire sia il libro che la stessa Emilia.
L’incontro di mercoledì sera, come i precedenti, sarà introdotto da Giangrazio Di Rutigliano e moderato da Gianvito Pugliese ed è stato pensato e voluto alla vigilia dell’8 marzo, come un omaggio alle signore, che potranno scoprire sia il libro che la stessa Emilia.
Da “Il Testamento di Emilia” di Giandonato Disanto Ed Schena
LA VIOLENZA SULLE DONNE E SUI PIU’ DEBOLI
PAG 73-75
Tutti gli interventi di Emilia erano riconducibili ad evidenziare
quali avrebbero potuto essere le conseguenze attribuibili
allo scarso valore della rappresentanza delle
donne e alla difficoltà di creazione, in loro, di una coscienza
di gruppo e di genere.
Non mancava occasione in cui Emilia non evidenziasse
alle sue interlocutrici il fatto che l’abitudine di tenere per
sé, quasi fosse una loro colpa della quale vergognarsi, i
torti, i disagi e le violenze subite, senza mai farne parola
con nessuno, né con i propri uomini, né con altre donne,
era controproducente per la causa comune. Parlando con
le varie amiche, si era accorta che le vicende che raccontavano
a lei in segreto e con senso di colpa e di mortificazione,
non erano diverse da quelle delle altre donne. Ciò
significava che dalla condivisione e dal confronto delle
singole esperienze si poteva prendere atto dell’esistenza
di problemi comuni, con la presa di coscienza della possibilità
di adoperarsi per la loro analisi e per la ricerca di un
metodo per studiarne le dinamiche sino ad un approccio
per l’eliminazione, o almeno, la riduzione degli episodi.
D’altra parte, anche le violenze subite nell’ambito della
famiglia o della coppia, stabilizzata o temporanea, per gelosia,
per abuso, per il troppo bere accoppiato con il malsano
e perverso concetto di proprietà e possesso del loro
corpo e della loro stessa vita da parte degli uomini, erano
molto frequenti. Emilia era convinta che i comportamenti
violenti di quegli uomini nei quali le ragazze avevano creduto
e ai quali avevano dedicato tutta la loro vita, sarebbero
apparsi meglio affrontabili, non solo dalle poverette
che ne erano vittime ma anche dalla intera collettività, se
ognuna fosse riuscita a mettere a disposizione delle altre,
in forma assolutamente anonima, le proprie vicissitudini,
prima che si giungesse a punti di non ritorno che portavano,
spesso, a conclusioni tragiche.
Emilia quindi suggeriva la costituzione di associazioni
femminili all’interno delle quali si creassero specialistici
centri di ascolto e di raccolta delle singole vicende.
Quei racconti che erano l’esempio di come rapporti nati
con le migliori intenzioni si sarebbero potuti trasformare
in pericoli attraverso la loro degenerazione, avrebbero
messo in guardia le malcapitate che con acquisita freddez-
za, avrebbero saputo mettere in atto comportamenti idonei
a farle sfuggire, per tempo e a chiedere aiuto evitando
guai maggiori. E questo avrebbe certamente portato alla
comune crescita e, forse, al salvataggio della coppia.
Cominciavano così a formarsi piccoli gruppi di donne,
ai quali iniziarono ad unirsi uomini che, o per puro spirito
sociale, o perché interessati alle questioni riguardanti la
vita anche intima delle loro compagne, condividevano i
problemi e si adoperavano, con apporti nell’ottica maschile,
per la loro soluzione. Il movimento cresceva sempre
più. I primi risultati venivano fatti conoscere con sistemi
empirici (passa parola) e le adesioni e i temi trattati e risolti,
crescevano.
Emilia auspicava che per i violenti verso le donne o i
soggetti manifestamente più deboli, in caso di denunce
confermate da oggettivo riscontro, da parte delle autorità
competenti venisse prevista la misura dell’obbligo di frequenza
di speciale percorso di recupero psico-patologico.
In caso di condanna con detenzione, tale misura accessoria
sarebbe stata praticata in carcere.
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