4 NOVEMBRE A POSTE CHIUSE - SCIOPERO GENERALE NELLA GIORNATA DELL'UNITA' NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE
I numeri sono indicativi e se usati con la giusta maniera, possono essere utilizzati per tutto, ma non sono l'unica cartina di tornasole che traduce qualsiasi settore, neanche quelli economici e finanziari.
Sta di fatto che a fronte di obiettivi commerciali, il più delle volte spropositati, si danneggiano lavoratori ed utenze stesse con delle scelte che potremmo definire quantomeno bizzarre e fuori luogo.
Se poi si dovesse avere l'impressione che questi numeri siano scuse e non abbiano nulla di veramente costruttivo, allora è giusto che si prendano provvedimenti seri contro le scellerate scelte di pochi che ricadono nella vita, lavorativa e non, di molti.
In questi anni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale della vastità delle zone di recapito per i portalettere, con il relativo dimezzamento del numero delle stesse, un aumento della mole di lavoro giustificato dalle solite frasi fatte e false "non arriva niente" e dei disagi per coloro a cui è indirizzata la corrispondenza.
Poi, visto che i postini sono abituati a fare i miracoli, le situazioni ritornano a quella che potremmo definire normalità, in attesa dei prossimi tagli.
Stessa sorte agli sportelli con budget sempre più assurdi da raggiungere e distacchi, trasferimenti e spostamenti vari in base ai numeri fatti, con la conseguente mancanza di personale in alcuni uffici e tutti i disservizi che ne conseguono.
Anche qui i miracoli dei lavoratori hanno fatto in modo che gli utenti finali, nel corso degli anni non se ne siano quasi accorti, ma si va avanti con i lavoratori che si fanno "un mazzo tanto" e con lo sminuire il lavoro da parte di chi dovrebbe almeno capire di che cosa stia parlando prima di fare valutazioni che non stanno né in cielo e né in terra.
Sempre che si parli in termini costruttivi....
Si, questa frase per me torna sempre... perché si ha veramente l'impressione che ...questa sia diventata un'azienda da svendere, senza preoccuparsi né di chi ci lavora e né di chi usufruisce dei relativi servizi.
Eppure Poste Italiane produce utili che continuano a farla essere la prima azienda in Italia e la quarta nel Mondo.
Se fino a qui abbiamo parlato di questa situazione in continua "evoluzione" che già non andava bene, immaginate lo sfacelo che comporterà l'ultima invenzione dello Stato: "la privatizzazione totale".
Badate bene che non sta scrivendo una persona che soffre di paranoie anacronistiche, ma siccome tutte le cose bisogna farle con criterio e rispettando la missione e la natura che sono le radici su cui si fonda un'azienda, non si può spiegare, se non in termini negativi, la strategia del Governo Renzi e dei vari dirigenti di Poste Italiane.
Se "la Posta" si differenza dalla banca per la sua capacità di coinvolgere gli utenti e dare quel senso di umanità anche ai servizi di risparmio e finanziari in genere, perché invertire la tendenza e non far pesare ciò che fa preferire quest'ultima?
Se il recapito ha un'azione capillare e giornaliera che affonda nella storia le sue radici ed ancora oggi è fondamentale nella vita di tutte le persone, perché non offrire quella quotidianità che già in molti casi non si riesce a garantire pur effettuando le consegne ogni giorno?
E se le filiali delle banche aumentano perché invece ci devono essere tanti paesi in cui gli uffici postali saranno chiusi? E quegli utenti dove andranno? O come raggiungeranno l'ufficio più vicino? Ed in che paese sarà?
Praticamente:
“La decisione del consiglio dei ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% e del conferimento a Cassa Depositi e Prestiti del rimanente 35%
del capitale, con l’uscita definitiva del Ministero dell’Economia
dall’azionariato dell’azienda, muta completamente gli assetti societari e
il controllo pubblico. Una decisione assunta a breve distanza dal primo
collocamento azionario di oltre il 30% effettuato ad
ottobre 2015″ che ha il solo fine di
fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per lenire il debito pubblico,
ma non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste
Italiane sull’intero territorio. Già ora si assiste ai reiterati
interventi di chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate e al recapito della corrispondenza a giorni alterni, scelta contestata recentemente dal Parlamento Europeo,
compromettendo qualità del servizio offerto e la garanzia del servizio
universale”.
Praticamente gettiamo nel cesso nello stesso momento l'etica, la nostra essenza, la nostra missione, il nostro essere....
Ah! Dimenticavo di scriverlo... sono un dipendente di Poste Italiane, felice e fiero di esserlo e di rappresentare quella figura del portalettere che magari non sarà più "romantica" come una volta, ma che è il volto dell'azienda in ogni pubblicità, vista la forza del "personaggio".
Chiaramente a fronte di un ingiustificato aumento del carico di lavoro con l'utenza in subbuglio, nonostante "il mazzo" di prima che raddoppierebbe... sono anche altri numeri che mi spaventano.
I sindacati SlpCisl, SlcCgil, FailpCisal, ConfsalCom e UglCom hanno
proclamato lo sciopero generale per protestare contro “i rischi di una ulteriore privatizzazione di Poste Italiane e sulle conseguenti ricadute occupazionali: sono a rischio almeno 20mila posti di lavoro sia nel settore postale che nel finanziario”...
e scusatemi se è poco....
e chiaramente è un argomento di fronte al quale sono parecchio sensibile....
E' stato uno sciopero generale che ha riguardato tutta l'Italia, nonostante i mass media non ne abbiano data la giusta rilevanza.
Io ho partecipato alla manifestazione che si è tenuta a Bari dove gli striscioni con gli slogan, i fischietti, le bandiere e i palloncini bianchi, rossi e verdi hanno riempito Piazza della Libertà.
Ed è la mia realtà che posso descrivere meglio, come le notizie che giungono dagli uffici vicini.
Da quando, per esempio, si è sperimentato il recapito a giorni alterni su Lecce, Foggia e Brindisi, "leggende" parlano di giacenze importanti negli uffici e nonostante questo, duecento portalettere sono a rischio.
Ora, il fatto che si pensi di introdurre lo stesso provvedimento anche a Bari e provincia, invece di fare un intelligente quanto sacrosanto passo indietro, fa pensare che veramente chi dovrebbe avere a cuore gli interessi e la programmazione di un lavoro qualitativo, vive su un altro pianeta e non si mette nemmeno in contatto sporadicamente con questo.
E quanti lavoratori rischieranno il posto di lavoro? E se moltiplichiamo tutto ciò per tutte le Province e tutte le Regioni?
L'importanza della presenza degli uffici postali si è potuta testare proprio stamattina.
L'importanza della presenza degli uffici postali si è potuta testare proprio stamattina.
Lo sciopero ha portato alla chiusura di molti uffici postali in Puglia.
L'Azienda ha comunque garantito alcuni sportelli per tutta la giornata in modo che si potessero portare avanti i servizi essenziali, come l’invio di pacchi e lettere.
Nonostante tutto si è generata una situazione che ha creato grossi disagi ai cittadini con lunghe file agli sportelli e ritardi per l’invio della corrispondenza.
Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che si è subito schierato a favore dei lavoratori, è salito sul palco ed ha fatto il punto della situazione in poche parole; questo il suo concetto più forte:
“Il Governo sta provando a trasformare i servizi essenziali in business, come hanno già fatto con le trivelle, l’energia e la scuola. Stanno distruggendo il diritto della Costituzione ad avere un lavoro, non potete permetterlo”.
“Il Governo sta provando a trasformare i servizi essenziali in business, come hanno già fatto con le trivelle, l’energia e la scuola. Stanno distruggendo il diritto della Costituzione ad avere un lavoro, non potete permetterlo”.
Nel frattempo i destinatari di tutto quello che è successo ...erano a ....festeggiare....
Oggi, 4 novembre, l’Italia celebra la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e le più alte cariche dello Stato hanno partecipato al picchetto d’onore schierato a piazza Venezia.
I dipendenti di Posta e scuola scioperavano per far valere i loro diritti, settori troppo importanti per non aggiornarsi subito dopo.
Oltre a quello dei "postali", infatti , è
stato organizzato anche uno sciopero per protestare contro alcune condizioni contrattuali
dei lavoratori della scuola, tra cui il fatto che gli stipendi siano fermi
dal 2007, l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni e alcune delle
norme introdotte dalla legge 107 del 2015 (la cosiddetta riforma “Buona scuola”).
Il capo dello Stato è stato accompagnato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, dal premier Matteo Renzi, dal presidente del Senato Pietro Grasso, dalla presidente della Camera Laura Boldrini. C’era anche il sindaco di Roma Virginia Raggi.
Sull’Altare della Patria è stata deposta una corona d’alloro mentre suonava l’inno di Mameli.
poi lo spettacolo delle frecce tricolori.....
Anche i nostri palloncini erano bianchi rossi e verdi....
anche i lavoratori meritano un picchietto d'onore, ma da vivi e mentre svolgono il proprio lavoro nel migliore dei modi.
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