"SI FACEVA CHIAMARE GIOVANNI" SCRITTO E DIRETTO DA ELISABETTA ALOIA - 17 E 18 MARZO ORE 21 - TEATRO VAN WESTERHOUT - MOLA DI BARI
Una storia
che qualcuno definirebbe d'altri tempi,
per certi versi potrebbe appartenere al bagaglio di tante persone anche nella nostra epoca.
Se ci pensiamo bene quanti di noi si fingono qualcun altro per barcamenarsi meglio nella società?
Accade nel lavoro, nei rapporti con gli altri; molto spesso mentiamo anche a noi stessi, rifiutiamo, per certi versi la nostra essenza per renderci più simili agli altri.
E se non lo facciamo, siamo nella maggior parte dei casi, "quelli strani".
Se poi ci mettiamo le preferenze sessuali, bèh ... abbiamo visto cosa succede solo a voler proporre un decreto legge sull'uguaglianza dei diritti.... e siamo nel 2016!
Per non parlare di quante tragedie ci sono a sfondo sessista.
La storia che racconterà Elisabetta Aloia nel suo lavoro teatrale, nasce da qualcosa realmente accaduta, ci fa tornare indietro nel tempo, nella prima metà del '700....
17 e 18 Marzo ore 21, Teatro Van Westerhout, Mola di Bari
SI FACEVA CHIAMARE GIOVANNI
scritto e diretto da Elisabetta Aloia
Compagnia Diaghilev in residenza
Prenotazioni 3331260425
SI FACEVA CHIAMARE GIOVANNI
scritto e diretto da Elisabetta Aloia
Compagnia Diaghilev in residenza
Prenotazioni 3331260425
"Il 16 giugno del 1743 sulla strada per Siena un giovane servitore durante una fuga d'amore con la sua bella e sua sorella viene raggiunto dagli inseguitori; ferito da un'archibugiata, curato male e poco, alcuni giorni dopo morirà per un’infezione mortale nell’ospedale di Santa Maria della Scala a Siena. Giovanni Bordoni era il nome del giovane romano morto ucciso. Giovanni, al servizio del governatore di Anghiari, si distingueva sì per le sue rare doti di ottimo servitore ma ancor più per la sua smodata passione per le donne, tanto da valergli la fama di maggior donnaiolo di quella terra.
Quello che stupiva di lui erano la tenacia nell’inseguimento dei suoi ardimentosi amori e il condurre la sua vita quasi sprezzante di ogni pericolo pur mantenendo incorrotta la vocazione per il mestiere di servitore che svolgeva con ammirabile zelo.
Giovanni Bordoni però aveva un nonsoché di misterioso.
Dopo la sua morte, quando gli inservienti dell’ospedale spogliano il suo cadavere, fanno una strana scoperta. S’accorgono che sotto le bende che ne comprimevano il torace si nascondeva un seno femminile e, ispezionandone il corpo, scoprono che il giovane, già in fama di donnaiolo, era in realtà una donna, addirittura una vergine.
Un famoso medico e professore di Anatomia presso l’ospedale di Siena, che aveva conosciuto il giovane in vita ed era rimasto affascinato dalla sua curiosa persona, si appassiona al fatto, ne esamina minuziosamente il caso e ne ricostruisce la storia svelandone i lati più oscuri.
Così nel 1744 Giovanni Bianchi, questo era il nome del medico, decide di mettere per iscritto la storia di questa donna. Partendo proprio dall’opera di Bianchi, che non è da considerarsi un ordinario trattatello di anatomia, in quanto sembra imbastire una specie di novella decameroniana, ho deciso di narrare la vicenda della fanciulla immaginandone il temperamento, i pensieri più nascosti, le passioni di questa giovane “pulzella” che con ingegno, tenacia e ostinazione ha scelto di reinventare la sua identità per poter essere libera di seguire le inclinazioni del suo cuore. Anche se il suo era un “genere” d’amore, a quel tempo, illecito, considerato immorale e "contro natura". (Elisabetta Aloia) "
Le cronache dell'epoca raccontano che sia in vita che dopo la sua morte Caterina Vizzani, questo il vero nome, venne vista in maniera diversa da quello che era.
Se da viva l'avevano creduta uomo, alla sua morte non si poteva non elargire una "spiegazione classica" per giustificare un simile stile di vita.
Quando nel luglio del 1743 si diffuse la notizia del suo decesso, a Siena, il suo corpo dovette essere esposto in chiesa per accontentare la "folla del popolo".
Fu spacciata addirittura per Santa, vista la tanta costanza con cui si era mantenuta pura.
La scelta di vestirsi da uomo era stata solamente spinta dalla voglia di mantenere intatta la sua verginità, in questa maniera doveva essere vista la cosa.
Solo in punto di morte aveva rivelato chi fosse e chiesto di venire sepolta in abiti femminili.
Giovanni Bianchi, il medico chiamato a esaminare il suo corpo, scoprì che l’aveva conosciuta anni prima quando Caterina si spacciava per il servitore Giovanni Bordoni, grazie a lui abbiamo, come già detto, la sua "biografia", quest'ultimo, a differenza degli altri, non sposò la teoria della santità.
Anzi, in un certo senso documentò uno di quei casi di omosessualità che precedono la nascita dell'identità gay che viene fatta risalire a fine ottocento.
Certo lo fece con la cultura dell'epoca: parlando «della follia grande della Giovane», che consisteva «nell’amare solamente quelle del medesimo sesso», ma fu incuriosito e cercò di dare una spiegazione a quei comportamenti ed intinti «strani veramente e incredibili».
Alla fine, grazie alla scrittura ed all'interpretazione di Elisabetta Aloia, non solo godremo di un lavoro teatrale di assoluto livello, ma conosceremo meglio antichi vizi di forma di una società che da allora cerca ancora oggi di evolversi nel migliore dei modi.
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